Da gennaio a maggio le concentrazioni di polline sono state molto elevate, un periodo quindi particolarmente difficile per chi soffre di allergie.
La stagione estiva in atto segna una graduale diminuzione delle concentrazioni polliniche aerodiffuse e, di conseguenza, concede sollievo alla maggior parte delle persone allergiche. La quantità di polline di Graminaceae diminuiscono in modo significativo e concentrazioni elevate possono ancora essere raggiunte solo occasionalmente.
Attraverso la rete regionale di monitoraggio, Arpa Umbria ha analizzato le concentrazioni di polline di questo primo semestre del 2020 e, attraverso vari indicatori, ha elaborato una prima stima relativa alle famiglie la cui pollinazione è terminata e/o giunge al termine.
Nocciolo: i primi pollini di nocciolo sono stati osservati a fine 2019 e le concentrazioni hanno raggiunto un livello elevato all’inizio del mese di gennaio 2020, aumentando l’indice pollinico stagionale.
Cupressaceae: fioritura in lieve anticipo per le Cupressaceae, che predominano sempre nello spettro pollinico del perugino, con livelli importanti come ogni anno.
Graminacee: i primi pollini di Graminaceae sono stati misurati in marzo al sud della regione, circa un mese prima rispetto alla norma.
Oleaceae: la stazione di monitoraggio istallatata a Terni, l’unica rimasta sempre attiva nella fase di emergenza da Covid 19 ha rilevato i primi pollini di olivo il 13 aprile 2020, circa 30 giorni in anticipo rispetto alla media dell’inizio stagione degli anni precedenti. Degna di nota è anche l’abbondanza di infiorescenze di olivo (mignola) che si è avuta in questa stagione, fenomeno che preannuncia una delle stagioni migliori di produzione di olio degli ultimi anni.
Fagaceae: le Fagaceae in questo anno sono risultate particolarmente abbondanti, in particolare nel genere quercus, raggiungendo picchi elevati nella terza settimana di maggio, di gran lunga superiori agli ultimi anni. Sono ricomparsi i pollini di castagno, che nel 2019 erano risultati pressoché assenti nel Perugino.
Il ruolo del clima
L’inizio molto precoce della stagione dei diversi tipi di polline non è sorprendente: quest’anno si è registrato un inverno molto mite (da dicembre a febbraio) e una primavera particolarmente calda (da marzo a maggio). La temperatura nel mese o nei due mesi prima dell’inizio della stagione pollinica è determinante per la data della fioritura delle diverse specie.
Il clima soleggiato e spesso asciutto ha favorito il rilascio di grandi quantità di polline di piante ad alto fusto e degli arbusti. La dispersione del polline durante il periodo di fioritura è stata raramente interrotta da giorni di pioggia nel periodo primaverile. Il mese di giugno, caratterizzato da una piovosità ricorrente, ha potenziato le funzioni vegetative delle piante ma non ha certamente mitigato la sintomatologia allergica, né ha ridotto la carica pollinica delle piante a fioritura tardo primaverile-estiva.
In tutte le stazioni di misura è stato registrato un numero significativamente più alto di giorni con un elevato numero di polline di nocciolo, ontano e frassino.
Nell’arco della giornata il polline è rilasciato generalmente al mattino, ma le maggioriconcentrazioni sono spesso rilevate verso fine giornata, quando il vento cessa e il polline precipita di nuovo al suolo.
L’arrivo di un fronte temporalesco con forti raffiche di vento è un’altra situazione meteorologica che favorisce la diffusione di pollini e di altre particelle nell’aria, causando potenzialmente improvvise crisi allergiche o attacchi di asma. Al contrario, la pioggia copiosa è molto apprezzata dalle persone che soffrono di un’allergia al polline, perché se dura abbastanza a lungo, dilava tutte le particelle dall’aria alleviando i sintomi.