Intervista a Luca Proietti, direttore generale di Arpa Umbria. Continuiamo con lui il “giro d’Italia” con i direttori generali delle agenzie ambientali che compongono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente per capire da loro come stanno affrontando l’attuale periodo di crisi e come pensano di poter contribuire ad uscirne in una logica di “transizione ecologica”, come sempre più spesso si legge nei documenti ufficiali.
Il Paese sta affrontando una crisi sanitaria, sociale ed economica con pochi precedenti, ma al contempo sta lavorando per uscirne e costruire una prospettiva di ripartenza. In quale modo il SNPA può dare il proprio contributo perché questa ripartenza sia nel segno dell’ambiente?
Per affrontare al meglio questo momento così difficile come Sistema Nazionale dobbiamo essere capaci di cambiare pelle, di reagire, di svilupparci e strutturarci. Solo così saremo in grado di rispondere alle esigenze e alle aspettative dei nostri interlocutori. Di fronte alla sfide che questa crisi ha imposto ma anche alle opportunità che si profilano con il new green deal, le Agenzie e il SNPA devono avere la capacità di adattarsi e avere la forza di assumere un ruolo centrale nel fornire supporto, promuovere l’innovazione, diffondere la nuova coscienza ambientale.
Per far questo è necessario cambiare atteggiamento. Dobbiamo essere pronti alle sfide del futuro ma mantenendo sempre le nostre caratteristiche fondamentali: la trasparenza, l’autorevolezza, la terzietà.
Se la ripartenza del Paese deve essere nel segno dell’ambiente, quali potrebbero essere i problemi che ancora impediscono il consolidamento di un forte Sistema nazionale di protezione ambientale, da affrontare e risolvere una volta per tutte?
Un primo problema a mio giudizio risiede all’interno delle Agenzie, laddove coesistono due anime – quella tecnica e quella sanitaria – che, pur essendo ormai fuse, non sempre sono coese verso obiettivi unici e coerenti. E tale disomogeneità strutturale può spesso creare scontri e dibattiti controproducenti rispetto al buon andamento dell’amministrazione.
Un secondo aspetto, anch’esso strutturale, che impedisce al Sistema delle Agenzie di decollare definitivamente è la mancanza di risorse in termini innanzitutto di personale, ma anche di strumentazioni, impianti e supporti necessari perché le Agenzie e il Sistema possano operare ancor più adeguatamente sul territorio.
Un terzo aspetto riguarda un cambio di atteggiamento necessario per superare l’eccessiva frammentarietà che ancora si registra fra le Agenzie in termini di attività e funzioni. Un grande contributo su questo fronte lo può dare la definitiva approvazione e attuazione dei Lepta, che garantirebbero sicuramente una maggiore omogeneità delle Agenzie e, quindi, del Sistema nazionale.
Sulla base di condizioni di rinnovata forza e autonomia il SNPA può svolgere un ruolo importante nello scenario che si sta profilando in Italia e in Europa?
Il SNPA si innesta in un sistema complesso di relazioni che, come tale, presenta delle criticità che debbono essere affrontate con adeguate strutture, competenze e professionalità. Tutti i soggetti interessati in materia ambientale (il Ministero dell’Ambiente, le Regioni, Ispra, le Agenzie e quindi il Sistema nazionale), devono riuscire a integrarsi in maniera definitiva operando come nodi attivi di un sistema a rete, caratterizzato da quotidiane relazioni orientate in maniera coesa verso obiettivi unici. Altrimenti il Sistema Nazionale e le Agenzie non riusciranno a cogliere le esigenze e le opportunità del Green deal previsti nel piano europeo del Recovery Found.
Dobbiamo giocare un ruolo importante come punti di riferimento anche per il mondo dell’impresa e per l’approfondimento e la diffusione della conoscenza ambientale. Non abbiamo più tempo da perdere, bisogna mutare i nostri comportamenti individuali per accelerare la corsa agli obiettivi di salvaguardia ambientale e di sostenibilità presenti nell’Agenda 2030.
Sta per concludersi il suo primo anno di mandato in Arpa, ci può raccontare le sue sensazioni?
Questo primo anno di direzione è stato entusiasmante, impegnativo e, ovviamente, complesso. Entusiasmante perché gli uomini e le donne che operano nelle Agenzie lo fanno con entusiasmo, svolgono il proprio lavoro nella consapevolezza che l’importanza della tutela e della prevenzione dell’ambiente – e, anche, della salute delle persone – ne fanno di fatto una missione.
È stato anche un anno intenso, durante il quale l’Agenzia ha cambiato radicalmente le proprie prerogative strategiche, pur mantenendo il proprio DNA originario di ente deputato al controllo e alla prevenzione. Penso, a tal proposito alla grande attività sviluppata che si racchiude poi nella SAFA, la nuova Scuola di alta formazione ambientale, istituita all’interno dell’Agenzia che sarà un contenitore culturale in cui verranno integrate educazione ambientale, informazione ambientale, formazione e addestramento. Lo scopo, sopratutto quando si parla di educazione ambientale nelle scuole, è formare le nuove coscienze ambientali, solo così un domani potremo avere nuovi governanti, politici in grado di comprendere realmente la sfida ambientale e della sostenibilità.
Nel corso dell’anno l’Agenzia ha anche cambiato in tempi rapidi la propria struttura interna e, nonostante le difficoltà del periodo dettate dalla pandemia, ha avviato una importante serie di nuove progettualità orientate alla diffusione e alla promozione del territorio umbro, dell’innovazione, della biodiversità e della cultura scientifica.
Questi progetti troveranno il proprio canale di comunicazione attraverso la creazione di un tv e radio web che saranno pronte al lancio nelle prime settimane del 2021.
(intervista a cura di Francesco Aiello, Arpa Umbria)