ARPA Valle d’Aosta e Fondazione CIMA stanno sperimentando un percorso rivolto ai giovani che mira a simulare la Conferenza delle Parti (COP) sui cambiamenti climatici e quindi sia a formare e sensibilizzare sull’uso sostenibile della risorsa idrica, sia a individuare proposte concrete per il futuro
«Nell’ambito di questo progetto di comunicazione e informazione, i ragazzi e le ragazze degli istituti scolastici coinvolti sono stati chiamati a simulare, di fatto, una COP, ossia il luogo in cui i potenti del mondo si incontrano per definire le strategie da adottare in un ambito diventato un fenomeno noto e diffuso, cioè la crisi climatica». È così che Igor Rubbo, Direttore generale di ARPA Valle d’Aosta, presenta la “COP dei giovani”, un’iniziativa nata ad Aosta nell’ambito del progetto RESERVAQUA, guidato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta.
Un’iniziativa di coinvolgimento e riflessione che ha raccolto più di 100 studenti e studentesse, che hanno potuto mettersi in gioco e confrontarsi da una parte con le sfide poste dalla crisi climatica, e in particolare dei suoi effetti sulla riserva idrica, e dall’altra con le difficoltà del prendere decisioni e fare proposte condivise, in grado di raccogliere le voci e le esigenze di tutti.
Il percorso
La COP dei giovani è un percorso di diversi mesi, portato avanti da ARPA Valle d’Aosta in collaborazione con Fondazione CIMA. A partire da marzo di quest’anno, infatti, ricercatori e ricercatrici hanno condotto una serie d’incontri con le scuole superiori di Aosta. Attraverso la formazione e l’informazione, hanno coinvolto i ragazzi nella simulazione di una replica “in scala” della Conferenza delle Parti, l’incontro internazionale che, ogni anno, riunisce i Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
«Nell’iniziativa sono stati coinvolti due istituti di Aosta: il Liceo Scientifico e Linguistico “Edouard Bérard” e l’Institut Agricole Régional di Aosta», spiega Sara Favre, referente per la comunicazione e informazione di ARPA Valle d’Aosta e membro dell’Osservatorio comunicazione e informazione SNPA. «Il format che abbiamo messo a punto voleva essere un po’ differente dalle classiche attività di formazione: oltre agli incontri frontali, che rappresentavano un momento di preparazione, abbiamo affidato alle classi un’attività da svolgere in autonomia (anche se supportate con incontri da remoto), che rappresentava il fulcro del percorso. Ciascuna delle classi coinvolte, infatti, è stata suddivisa in gruppi, ai quali è stato chiesto di elaborare proposte d’intervento concrete, una globale e una local, legate al tema della sostenibilità dell’impiego dell’acqua in riferimento a un Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2023».
La prima parte del percorso, rappresentata appunto dai moduli di preparazione, si è svolta nel corso di marzo, con due mattinate di lavoro, approfondimento e scambio sul tema dell’acqua.
«Questi momenti sono stati necessari per poter dare alle ragazze e ai ragazzi una prima panoramica dei concetti chiave quando si affronta questo tema. Tra i nostri obiettivi, infatti, non vi era quello di stimolare il dibattito sugli impatti del cambiamento climatico, sfida che già molto spesso appare affrontata, soprattutto dai più giovani, in forma di protesta. Invece, volevamo che studentesse e studenti avessero realmente i mezzi per comprenderne gli aspetti scientifici, tra dinamiche e conseguenze, e poi passare alla fase costruttiva di formulazione di proposte concrete: insomma, un percorso di sensibilizzazione, informazione e formazione», aggiunge Francesco Avanzi, ricercatore dell’ambito Idrologia e Idraulica di Fondazione CIMA. «Per questo abbiamo introdotto anche alcuni concetti che possono essere poco noti, eppure appaiono sempre più rilevanti anche per la ricerca scientifica: per esempio, quando si parla di ciclo dell’acqua, non possiamo ormai ignorare la componente antropica, cioè l’uso che la nostra specie fa di questa risorsa, influenzandone la disponibilità. Inoltre, abbiamo voluto mettere in evidenza l’importanza della risorsa idrica parlando anche dei conflitti legati all’acqua, un tema di studio che anche Fondazione CIMA sta portando avanti.»
Parole chiave: sensibilizzazione, informazione, negoziazione
Successivamente, tra marzo e aprile, studenti e studentesse hanno elaborato in autonomia delle proposte iniziali d’intervento, per poi incontrare gli esperti di ARPA Valle d’Aosta e Fondazione CIMA, per una fase di ulteriore discussione ed elaborazione. Quindi, il momento conclusivo: la COP dei giovani, tenutasi il 10 maggio nei locali della Cittadella dei Giovani di Aosta. Le proposte sono state presentate di fronte a tutti i partecipanti, simulando un vero e proprio incontro internazionale con limiti di tempo per la presentazione e una poster session per un maggiore approfondimento. E, infine, una doppia votazione (la prima volta a individuare le proposte finaliste, la seconda invece per accogliere o meno eventuali emendamenti e quindi rendere queste proposte le più consensuali possibili). Tutto grazie al supporto della tecnologia, in particolare ad un’app, che ha permesso una maggiore partecipazione.
«Le fasi di elaborazione delle proposte, della loro analisi, e infine della presentazione e votazione finale, hanno un doppio obiettivo: stimolare i partecipanti a individuare proposte concrete di adattamento e mitigazione e, più importante, consentire loro di sperimentare in prima persona le sfide poste dalle attività di negoziazione», spiega Marta Galvagno, ricercatrice ARPA Valle d’Aosta. «In altre parole, volevamo far toccare con mano quanto possa essere complesso trovare soluzioni condivise nel contesto di posizioni differenti, lavorando su esempi concreti, per esempio conciliando gli interessi del settore turistico con quelli della cittadinanza, ma anche del settore agricolo, della produzione di energia idroelettrica e del mondo della tutela ambientale».
Verso la restituzione alla cittadinanza e al mondo politico
«Sono diversi gli aspetti che ci fanno realmente pensare che questa proposta di percorso possa definirsi ben riuscita», commenta Avanzi. «Innanzitutto, l’entusiasmo e la diligenza di chi ha partecipato: dalle informazioni che abbiamo dato loro durante la formazione iniziale, studenti e studentesse hanno approfondito i diversi aspetti riguardanti la gestione della risorsa idrica in modo davvero accurato, studiando anche in autonomia strategie gestionali e tecnologiche per ridurre consumi (e sprechi) di acqua. D’altronde, la scelta dell’acqua come tema di formazione e, successivamente, negoziazione non è avvenuta a caso: con la siccità dello scorso anno, ragazzi e ragazze della Regione Autonoma Valle d’Aosta hanno potuto vedere in prima persona le conseguenze della sua scarsità – tanto più se si considera che ha partecipato al progetto l’Institut Agricole Régional, quindi un’istituzione scolastica che ha un focus tecnico su molte questioni, prima tra tutte l’agricoltura, per le quali l’acqua è un elemento fondamentale».
Il format ha rappresentato anche la sperimentazione di un approccio educativo innovativo, e i suoi risultati spingono a valorizzare l’esperienza. Innanzitutto, facendola conoscere al di fuori del mondo scolastico, restituendola cioè alla cittadinanza e alla politica locale. «Questo è un passaggio al quale teniamo molto, le cui modalità sono in via di definizione e che verrà fatto anche in collaborazione con il Comune di Aosta», spiega Favre. «Vogliamo che studenti e studentesse abbiano modo di presentare il loro percorso e risultati ai concittadini, ma anche ai decision makers locali e regionali. Anche per questo passaggio, il risvolto positivo sarebbe duplice, perché non solo permetterebbe di valorizzare e diffondere le proposte elaborate – e la base sulla quale sono state formulate –, facendole conoscere alla realtà valdostana, ma consentirebbe anche a ragazzi e ragazze di rimettersi in gioco, sperimentandosi in un contesto di presentazione al pubblico».
E, in ottica di valorizzazione e non solo, gli esperti di ARPA Valle d’Aosta e Fondazione CIMA intendono ripetere l’esperienza in altre sedi e contesti: «Poter replicare il percorso della COP dei giovani altrove (in altre scuole, ma anche altre città o regioni) ci permetterebbe di raccogliere nuove e diverse prospettive sulle esigenze e le speranze che le nuove generazioni, quelle che più subiranno gli impatti del cambiamento climatico, hanno nei confronti della sostenibilità dell’uso della risorsa idrica nel nostro secolo», conclude Avanzi.