È stato da poco pubblicato uno studio che per la prima volta quantifica il surriscaldamento atmosferico causato dalle particelle inquinanti in Valle d’Aosta. I risultati mostrano che anche in Valle d’Aosta, un ambiente solitamente poco inquinato, la presenza di particelle inquinanti può causare un surriscaldamento dell’atmosfera che in alcuni casi è pari o superiore a 1° C, un valore considerevole se si pensa che è circa pari all’aumento di temperatura medio osservato dal periodo preindustriale a oggi.
Perché questo studio è importante?
Le particelle inquinanti (particolato atmosferico, o aerosol), oltre a rappresentare una minaccia per la qualità dell’aria che respiriamo, possono avere anche altri effetti: ad esempio, queste particelle possono riflettere o assorbire parte della radiazione che arriva dal Sole, alterando la quantità di energia che raggiunge la superficie o che viene assorbita in atmosfera. Quest’interazione dipende da specifiche proprietà del particolato, che ne esprimono il potere di assorbire o riflettere la radiazione solare, e ovviamente dalla sua abbondanza in atmosfera.
L’interazione tra l’aerosol e la radiazione solare è una componente molto importante dell’influenza umana sul clima terrestre. D’altra parte, trattandosi di fenomeni complessi, la quantificazione dell’effetto del particolato sul clima è ancora assai incerta, come anche rimarcato nei report dell’autorevole Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).
È quindi fondamentale condurre questo genere di studi in maniera ampia e sistematica, e specialmente nelle aree di montagna come le Alpi: in queste regioni la complessità morfologica del territorio rende ancora più interessante e probante questo tipo di studi; inoltre le montagne sono vere e proprie “sentinelle” del cambiamento climatico, a causa della loro maggiore sensibilità alle alterazioni climatiche e alla ricchezza di ecosistemi che sostengono.
Lo studio condotto da ARPA Valle d’Aosta ha permesso di quantificare per la prima volta l’alterazione dei flussi energetici tra superficie e atmosfera in alcune situazioni significative a livello di particolato sospeso. A tale scopo, sono stati utilizzati avanzati strumenti di telerilevamento, oltre a complesse simulazioni modellistiche che permettono di ricostruire l’interazione tra l’aerosol e la radiazione solare.
Le competenze e le dotazioni strumentali di ARPA hanno permesso quindi di valutare un effetto complesso come l’interazione tra particolato e radiazione solare in un ambiente privilegiato e sensibile come quello alpino, dove questi studi sono assai poco frequenti; il risultato finale certifica che anche in ambiente montano questa interazione può essere tutt’altro che trascurabile, e presenta uno spunto per continuare la ricerca in questa direzione.
Il lavoro, pubblicato sulla rivista Bulletin of Atmospheric Science and Technology (al link: https://doi.org/10.1007/s42865-021-00041-w), è stato condotto da Gabriele Fasano e Henri Diémoz della Sezione Aria e Atmosfera di ARPA VdA, in collaborazione con ricercatori di enti nazionali e internazionali (Università di Torino, Università La Sapienza di Roma, Università di Milano-Bicocca, Osservatorio Nazionale di Atene e Agenzia Meteorologica del Giappone). Lo studio sintetizza la tesi di laurea magistrale elaborata da Gabriele Fasano presso la Sezione Aria a Atmosfera di ARPA, dove attualmente è invece impegnato come borsista di ricerca.