La prima fase del monitoraggio dei ghiacciai valdostani, compiuta da ARPA Valle d’Aosta, destinata alla misura degli apporti nevosi nell’inverno appena trascorso, caratterizzato dalla scarsità di precipitazioni soprattutto nella prima parte della stagione, si è conclusa con le misure di accumulo effettuate lunedì 8 maggio sul Ghiacciaio del Timorion, (Valsavarenche) e martedì 23 maggio al ghiacciaio del Rutor (La Thuile).
Ghiacciaio del Timorion
Il valore di accumulo nevoso dello scorso inverno si pone al 4 posto fra i più bassi dell’intera serie di misura di 23 anni, seguendo il 2008 anno nel quale erano stati registrati gli accumuli nevosi più bassi, il 2022 e il 2005.
Gli accumuli dell’inverno passato ammontano a circa il 70% della media del periodo (910 mm).
Sul ghiacciaio, infatti, il manto, nei 118 punti di misura, ha mostrato spessori variabili fra 120 e 260 cm della zona di accumulo, dove la quota media è di 3.350 m s.l.m., e 30 – 260 cm delle quote inferiori, in un settore con quota media 3.250 m s.l.m.
La densità media, rilevata in due punti considerati significativi del comportamento degli accumuli in ampie zone del ghiacciaio, risulta essere pari a 297 kg/mc e determina un accumulo specifico pari a 630 mm di equivalente di acqua.
Nell’anno 2008, il più basso della serie, erano stati registrati accumuli nevosi corrispondenti a 389 mm di equivalente di acqua, mentre nel 2013, il più alto della serie, erano stati registrati accumuli corrispondenti a più di 1400 mm di equivalente in acqua.
È come se in questo momento la superficie del ghiacciaio fosse interamente coperta da circa 60 cm di acqua, contro 1 m e 40 cm circa del 2013.
Ghiacciaio del Rutor
Anche nel 2023 gli accumuli misurati al ghiacciaio del Rutor risultano essere maggiori se confrontati con quelli dei settori più interni della nostra regione.
Questo ghiacciaio infatti, considerata la posizione di confine e la prossimità alla Francia, ha beneficiato maggiormente degli apporti delle perturbazioni atlantiche che, attraversando le ampie pianure francesi, giungono fino alla cresta di confine con l’Italia.
La misura degli accumuli è stata realizzata accoppiando alle misure manuali tradizionali, con sonda da valanga centimetrata infissa nel manto nevoso, misure geofisiche di tipo Ground Penetrating Radar (GPR), condotte dal personale del Dipartimento DIATI del Politecnico di Torino, con le quali si effettuano transetti continui, ottenendo dataset particolarmente consistenti e riducendo gli errori connessi alla presenza di strati di ghiaccio nel manto e alla morfologia articolata della superficie del ghiacciaio che interferiscono sulla misura manuale.
Sulla base di 192 misure manuali e 401 misure estratte dal dataset GPR l’accumulo medio è calcolato pari a 411 cm (con minimi di 210 cm alla fronte destra e massimi di 670 cm nell’ampio plateau sommitale).
La densità media del manto, determinata sulla base di 4 misure effettuate sul ghiacciaio, è pari a 477 kg/mc (massima e minima rispettivamente pari a 589 e 384 kg/mc).
L’accumulo specifico è pertanto pari a 1882 mm di equivalente d’acqua, valore che colloca l’inverno 2023 al terzo posto per abbondanza di massa, nel periodo di monitoraggio (19 anni).
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