Anche Arpa Valle d’Aosta ha partecipato a Salisburgo alla conferenza di medio-termine del progetto euroepo “Greta”. A piccole profondità, il sottosuolo offre energia termica rinnovabile, che oggi è ancora poco sfruttata. Il progetto punta a sbloccare il potenziale geotermico di bassa entalpia nelle Alpi.
“Dobbiamo diffondere le tecnologie rinnovabili e a basse emissioni” ha detto Kai Zosseder (Technical University of Munich), leader del progetto GRETA aprendo la mid-term conference, “ma per ora il potenziale della geotermia a bassa entalpia non è ancora stato ben valorizzato”. Per aiutare i Paesi dell’arco alpino a sfruttare al meglio anche questa fonte rinnovabile per ridurre le emissioni di gas serra, il progetto GRETA unisce 12 partner da università (TU Monaco, Politecnico di Torino, Università di Basilea), centri di ricerca (EURAC) e cluster di aziende (INDURA), organismi internazionali (Climate Alliance), agenzie statali (servizi geologici nazionali della Francia-BRGM, Slovenia-GEOZS e Austria-GBA), enti regionali (ARPA Valle d’Aosta, Regione Lombardia) e aziende (Triple.S).
Tra gli ospiti era presente Erik Potočar, del Ministero delle Infrastrutture della Slovenia, che punta ad una crescita del 70% della climatizzazione geotermica quale mezzo per raggiungere la produzione da fonti rinnovabili richiesta dall’Europa. Norbert Dorfinger (Salzburg AG) ha presentato il sistema informativo sulle pompe di calore realizzato per la città di Salisburgo che ospitava l’evento. Molto spazio è stato dedicato anche ad esempi virtuosi come il data center della BMW, che utilizza per il raffrescamento un sifone di drenaggio della falda idrica che passa sotto la metropolitana di Monaco di Baviera. La geotermia si può impiegare anche nelle infrastrutture di trasporto, come quella realizzata da Triple.s per la stazione di Oberstdorf (Baviera), nella quale 23 scambi ferroviari sono mantenuti liberi dal ghiaccio mediante un sistema con sonde geotermiche.
Il lavoro intrapreso sulla caratterizzazione del potenziale geotermico ha portato a risultati importanti per lo sviluppo di questa tecnologia. La capacità di geoscambio, infatti, influenza molto il costo di installazione. Ad esempio, in Valle d’Aosta, un impianto a circuito chiuso può costare fino al 38% in più ad Aosta (dove il terreno è scarsamente conduttivo) rispetto a Courmayeur (caratterizzata da rocce a maggiore conducibilità termica). Per contro, la piana di Aosta si presta molto bene alla realizzazione di impianti a circuito aperto, come nel caso della ristrutturazione di Maison Lostan, futura sede di uffici regionali. Gli studi sul potenziale geotermico possono quindi aiutare i decisori a individuare le zone maggiormente favorevoli all’utilizzo della geotermia a bassa entalpia.
Manca un anno al termine del progetto, durante il quale i partner continueranno a lavorare sullo scambio di esperienze e best practices, sullo studio del potenziale geotermico e su come implementarlo negli strumenti di pianificazione energetica.