Il fenomeno che ha interessato domenica pomeriggio il territorio veronese è stato caratterizzato da precipitazioni intense, grandine e forti raffiche di vento. Ne parliamo con il meteorologo Arpav Francesco Domenichini, che vive a Verona e che ha ripreso con un drone gli effetti sul territorio dell’evento.
Quali sono stati i danni sul territorio?
Il sistema temporalesco ha attraversato la provincia di Verona in meno di 2 ore muovendosi verso est. Si sono osservati importanti effetti al suolo sulla alta pianura veronese, in Valpolicella e in città, in particolare sui quartieri centro settentrionali.
I danni riguardano l’atterramento, o danneggiamento di colture in campo aperto (Valpolicella, alta pianura veronese, fascia collinare), l’abbattimento di molti alberi soprattutto in area urbana cittadina, con danni rilevanti su alcune abitazioni e veicoli, danni e sollevamento di coperture di edifici, allagamenti di sotterranei e di vie urbane, finestre rotte, veicoli danneggiati.
Alle difficoltà di scolo delle acque ha certamente contribuito il vento molto intenso nelle prime fasi del fenomeno, che ha mosso e accumulato detriti su tombini, griglie e canaline, impedendo il deflusso.
Parliamo del vento forte che ha caratterizzato l’evento?
I fenomeni temporaleschi come sappiamo possono essere associati a diverse tipologie di vento anche molto forte, e capaci di danni di entità significativa. Nell’evento di domenica i venti responsabili dei danni osservati sono stati con ogni probabilità le forti correnti di “downburst”. Queste correnti discendenti sono costituite dall’aria raffreddata per condensazione nel processo di sollevamento dentro la nube convettiva; le masse d’aria ricadono raffreddate dalla nube sulle zone circostanti e antistanti il temporale. Tali correnti possono arrivare ad essere molto violente nel caso di fenomeni particolarmente intensi e protrarsi per decine di minuti, dal periodo immediatamente precedente l’ingresso della precipitazione alle prime fasi di precipitazione intensa.
Sembra invece ragionevole escludere che i danni agli alberi e ai tetti siano stati causati da una tromba d’aria, poiché non sono presenti le evidenze di fenomeni vorticosi (lampioni e tralicci ritorti, oggetti pesanti sollevati), in generale gli oggetti sono stati spostati o abbattuti nella direzione da ovest verso est, quindi concordemente con la direzione dei venti di downburst.
Le velocità del vento raggiunte sono così rilevanti da ricondurre questa fenomenologia sicuramente tra le casistiche estreme, come è chiaro dai danni osservati, alla pari di trombe d’aria di classe minore. Altrettanto le intensità di precipitazione registrate in 5 minuti sono rare (con tempi di ritorno da 50 a oltre 200 anni) al punto da catalogare l’evento di domenica 23 agosto tra i fenomeni convettivi di portata eccezionale, quali supercelle (specifici tipi di temporali di ampia estensione e intensità) e flash flood (fenomeni che producono inondazioni improvvise).
Ci può dare alcuni numeri su pioggia e vento?
I quantitativi di pioggia in tutto l’evento variano tra i 30 e i 50 mm (Grezzana, San Pietro In Cariano, Bardolino), con 37 mm rilevati alla stazione di Parco Adige Nord (Diga del Chievo); tali dati sono molto probabilmente sottostimati per la presenza di vento e grandine. Anche se queste quantitativi cumulati complessivi non sono cosi eccezionali, lo sono invece le intensità, che hanno portato a registrare valori fino a 15-22 mm di pioggia in 5 minuti.
Riguardo i dati di vento, sono abbastanza indicative le stazioni di Bardolino Calmasino e Verona Parco Adige Nord, con dati di raffica rispettivamente di 85 e 76 km/h (equivalenti a 105 km/h riportando il dato a 10m), e vento medio sui 10 minuti fino a 40 km/h. Tali valori sono già molto rilevanti, ma è presumibile che fossero anche più elevati nelle zone in cui sono stati osservati i danni maggiori.
Il radar ha seguito l’evolversi dell’evento
Si, le immagini del radar di Teolo (PD) hanno evidenziato e permesso di monitorare per la sua durata la situazione, evidenziando la presenza dell’insieme convettivo multicella, di cui un nucleo particolarmente intenso è quello transitato sulla città di Verona e le zone limitrofe che abbiamo menzionato.
Dalle immagini radar è chiara la presenza di un fenomeno più complesso e strutturato rispetto ad una cella temporalesca di intensità ordinaria, in particolare in corrispondenza alla fascia interessata dai maggiori danni; immagini e riprese effettuate da terra lo confermano, mostrando aspetti tipici dei fenomeni estremi quali in particolare la nuvolosità sviluppata orizzontalmente, antistante la cella temporalesca (shelf cloud = nube a mensola), e la formazione nuvolosa in abbassamento verso il suolo nel cuore del temporale (detta wall cloud).
Il video con le riprese del drone https://youtu.be/fH_KRuTjoHQ
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