Acqua per la biodiversità

Acqua per tutti, nessuno escluso. Tutelare la risorsa idrica significa anche proteggere la biodiversità e la varietà degli ambienti acquatici. In Veneto le lagune rappresentano la chiave di lettura del paesaggio e della storia. Ne abbiamo parlato con due esperte del ervizio Osservatorio acque marine e lagunari di Arpa Veneto, Marta Novello e Alessandra Girolimetto

Come si sono formate le lagune presenti nel territorio veneto?

Marta Novello: Gli ambienti di transizione sono il risultato di un lungo ed accurato lavoro che la natura ha svolto in tempi non brevi. In un’area costiera come quella veneta, caratterizzata da un’escursione di marea inferiore ai 2 metri, i sedimenti trasportati dai fiumi e rimaneggiati dalle correnti marine hanno formato vasti e significativi complessi lagunari; oltre alla laguna di Venezia sono presenti a sud il complesso deltizio del Po e a nord le lagune di Caorle e di Baseleghe.

Quali sono le caratteristiche distintive di questi ambienti?

Marta Novello: Si tratta di ambienti estremamente eterogenei, di elevato valore naturalistico, caratterizzati da specifiche morfologie che prendono il nome di velme (termine del dialetto veneziano che deriva da melma), bassi fondali che emergono in concomitanza delle basse maree, e barene, rialzi morfologici situati al di sopra del livello delle alte maree, ricoperte da una vegetazione tipica, che vengono periodicamente e parzialmente sommersi.
Nell’ambito delle lagune si possono distinguere aree più o meno confinate, ovvero più o meno soggette al ricambio idrico. Lo scambio continuo e periodico delle acque marine con quelle lagunari fa si che i parametri chimico fisici delle acque (salinità, temperatura, ossigeno, pH) subiscano variazioni giornaliere e stagionali di notevole entità.

Quali forme di vita troviamo in laguna?

Alessandra Girolimetto: Nelle lagune troviamo numerosi habitat favoriti dalla notevole diversità delle forme naturali di questi territori, unitamente all’ampia variabilità dei parametri chimico-fisici delle acque e dei sedimenti. Questi habitat sono popolati da una grande varietà di forme di vita, animali e vegetali, uniche nel loro genere, che si sono adattate alla frequente mutabilità delle condizioni: gli ecosistemi lagunari sono pertanto caratterizzati da una elevatissima biodiversità e la loro tutela è riconosciuta come priorità a livello internazionale.

Parliamo della fauna ittica lagunare

Alessandra Girolimetto: All’interno delle lagune nord adriatiche dimorano numerose specie ittiche, sia tipiche lagunari sia provenienti dal mare. Le specie lagunari tipiche sono quelle in grado di svolgere il ciclo biologico, compresa la riproduzione, interamente o in gran parte all’interno dell’ambiente lagunare (specie euriecie). Queste specie sono quindi adattate a vivere in ambienti caratterizzati da una ampia variabilità di condizioni, con rapidi e frequenti cambiamenti di salinità, temperatura ed ossigeno disciolto. In genere si tratta di organismi di piccole dimensioni, a breve ciclo vitale tra cui alcune specie di gobidi come il ghiozzetto cenerino Pomatoschistus canestrinii, il ghiozzetto di laguna Knipowitschia panizzae, il ghiozzo nero Gobius niger, il gò Zosterisessor ophiocephalus, i pesci ago Syngnathus abaster e S. taenionotus; il nono Aphanius fasciatus e il latterino Atherina boyeri.
Le specie che provengono dal mare, invece, compiono la riproduzione nelle acque marine e utilizzano le lagune come aree di nursery, per lo svolgimento della fase giovanile del ciclo biologico. Tra queste, sono ampiamente rappresentati i mugilidim, tra cui il cefalo Mugil cephalus, il muggine calamita Liza ramada, il muggine dorato Liza aurata, il muggine musino Liza saliens, il muggine labbrone Mugil labrosus, il branzino o spigola Dicentrarchus labrax e l’orata Sparus aurata. Si tratta di specie che presentano anche un importante valore commerciale. La passera Platichthys flesus è un’altra specie che vive negli ambienti lagunari, così come nei tratti terminali dei fiumi dell’Alto Adriatico, per compiere la riproduzione in mare.

C’è anche l’importante rilevanza economica delle lagune

Marta Novello: Certamente. Al loro interno, infatti, vengono svolte numerose attività umane, legate prevalentemente all’allevamento ed alla pesca di molluschi e specie ittiche, creando, anche, un mosaico di ambienti particolari: le cosiddette valli da pesca. La presenza di queste valli permette così di mantenere un paesaggio unico, in cui le aree sommerse ed emerse costituiscono habitat di elevato pregio naturalistico, importantissimi a livello mondiale per la sosta ed il foraggiamento dell’avifauna.
L’attività di allevamento del pesce nelle valli (la vallicoltura) ha origini antiche ed è basata sullo sfruttamento dei naturali cicli di montata e smontata delle specie ittiche. Le specie allevate sono principalmente orate, branzini, cefali, anguille. Condizione fondamentale per l’allevamento è il mantenimento di un efficace ricambio idrico del bacino con le acque del reticolo idrografico circostante, pertanto la valle da pesca è munita di chiuse che permettono l’entrata delle acque solo quando queste presentano le condizioni idonee. Il mantenimento delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque è attuato attraverso operazioni stagionali di gestione delle chiuse per invasare il bacino, di irrigamento delle valli per limitare l’aumento della salinità che potrebbe danneggiare l’itticoltura, di cattura del pesce, la fraima, mediante operazioni continue sulle chiuse per irrigare e scolare e dunque per convogliare il pesce in strutture particolari dette lavorieri.

Cosa fa ARPAV a tutela di questi ambienti unici?

Alessandra Girolimetto: ARPAV attua, mediante piani di monitoraggio istituzionali e specifiche attività di studio e ricerca, il monitoraggio ed il controllo dello stato di qualità delle acque di transizione (stato ecologico e stato chimico e qualità delle acque destinate alla vita dei molluschi) nonché la gestione dei fenomeni anomali e delle emergenze ambientali e indagini sulle specifiche forme di pressione che insistono sulle aree lagunari.
Il controllo delle acque lagunari avviene secondo specifici piani di monitoraggio periodici previsti dalla normativa vigente, su diverse matrici (acqua, sedimento, biota). In aggiunta a ciò, la qualità delle acque delle lagune del Delta del Po è controllata mediante una rete di 6 sonde multiparametriche che eseguono rilievi orari in continuo dei parametri chimico-fisici di interesse per che permette anche di rilevare in tempo reale situazioni di disturbo ambientale che potrebbero compromettere le risorse produttive legate all’acquacoltura, di notevole rilevanza per il territorio provinciale.

Per rispettare la preziosità di questi ambienti unici, possiamo ricordare alcune raccomandazioni a quanti visitano, lavorano e vivono in questi territori?

Marta Novello: Questa chiacchierata ci ha dato modo di descrivere sinteticamente le caratteristiche uniche che hanno questi ambienti. Vorrei quindi ricordare quanto sia importante portare rispetto per l’ambiente, evitando di rovinare habitat che la natura ha costruito in milioni di anni. Bisogna adottare sempre un comportamento responsabile nei confronti dell’ambiente, che magari comporterà un piccolo sforzo, ma che ci permetterà di contribuire alla salvaguardia di queste preziose risorse del nostro territorio.

Per approfondimenti scientifici:
www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/acqua/acque-di-transizione 

Per itinerari turistici a contatto con la natura nelle lagune venete: www.veneto.eu

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