La Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile è strutturata sulle cinque “P” (persone, pianeta, prosperità, pace e partnership). L’editoriale del ministro dell’Ambiente pubblicato in Ecoscienza 5/2017 che dedica un servizio alle prospettive dello sviluppo sostenibile a 30 anni dal rapporto Brundtland “Our common future”.
Pubblicato in Ecoscienza 5/2017
La Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, recentemente approvata in Consiglio dei ministri, è il pilastro sul quale dobbiamo edificare l’Italia dei prossimi decenni. Si tratta di un provvedimento che affronta, come mai si è fatto finora, la profonda interrelazione tra le dinamiche ambientali e la crescita economico-sociale. Lo fa partendo dagli Obiettivi di sostenibilità delle Nazioni unite: sono i 17 target strategici individuati dalle Nazioni unite e che chiamano ripetutamente in causa l’ambiente nella sua trasversalità.
È dunque un cambio di paradigma profondo, una linea di demarcazione con una storia passata, già oggi lontana, edificata su una produzione troppo impattante sull’ambiente e su una cattiva gestione delle nostre risorse naturali, beni preziosi e insieme finiti. Le cinque “P” (persone, pianeta, prosperità, pace e partnership)su cui è strutturata la Stategia, rispetto alle quali saranno individuati target e conseguenti azioni di monitoraggio, riconducono tutto alla grande sfida ambientale.Tra gli obiettivi del documento c’è il contrasto alla povertà e all’esclusione sociale eliminando i divari territoriali, la promozione di salute e benessere, arrestare la perdita di biodiversità, garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali, promuovere la ricerca e l’innovazione ecocompatibili, decarbonizzare l’economia, assicurare la legalità e la giustizia, salvaguardare il patrimonio culturale e naturale.
Sono solo alcuni degli indirizzi che questo documento propone a tutti noi, attraverso un contributo scientifico di alto livello e una grande condivisione con tanti stakeholder a tutti i livelli. Gli obiettivi sono elevati, ma questo non vuol dire che stiamo ragionando sui massimi sistemi. Non stiamo insomma scrivendo un libro dei sogni o iscriverci alla fiera delle buone intenzioni che spesso ha fatto male all’ambiente facendo vincere la retorica sull’azione.
È emersa la necessità di coordinare meglio programmi e target con quelli che derivano da altri impegni assunti dal nostro paese a livello internazionale, soprattutto a livello europeo, e di valutare in dettaglio, ministero per ministero, le risorse da associare alle azioni inserite nella Strategia per renderle coerenti con l’azione del governo e le disponibilità economiche. Insieme alla Strategia energetica nazionale, che delineerà l’orizzonte del settore energetico come abilitatore della crescita sostenibile del paese, e al Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, che raffigurerà il quadro aggiornato delle tendenze climatiche in Italia e gli scenari futuri, analizzando gli impatti e le vulnerabilità territoriali, la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile è un programma di governo, ma anche un piano per il futuro del nostro paese.
Ed è un segnale importante che la legge di bilancio 2017 sia stata impostata guardando alla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile e al cosiddetto indicatore del Bes, Benessere equo e sostenibile, che è da quest’anno fattore di definizione del Documento di economia e finanza. La grande occasione che oggi dobbiamo affrontare è quella di convogliare gli sforzi messi in campo per improntare tutte le nostre azioni sulla sostenibilità in un’ottica di integrazione tra politiche nazionali e internazionali, rafforzando la nostra capacità di lavorare in partnership – per usare una delle cinque “P” della Strategia – con forme innovative di collaborazione tra pubblico, privato e no profit. Solo così, soltanto con la collaborazione istituzionale e il contributo del mondo privato, si raggiungono i risultati di cui c’è bisogno.
Non voglio dimenticare che tutto nasce dalla spinta morale dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco(ndr: v. anche Ecoscienza 4/2015)rivolta con la stessa intensità a credenti e no, per un nuovo modello di sviluppo in cui l’ambiente è chiave del cambiamento sociale ed economico. L’ambiente riduce le disuguaglianze, migliora la vita delle persone, crea speranze di crescita e dà risposte a questioni epocali come possono essere le migrazioni di esseri umani: eludere questo ragionamento non è possibile, né a un governo di questo pianeta, né a un’amministrazione locale, né a una singola azienda che vuole stare sul mercato.
La Strategia per lo sviluppo sostenibile ci chiama tutti, nessuno escluso, a condividere il benessere oggi a disposizione di pochi e insieme l’impegno per questo nostro pianeta.
Gian Luca Galletti ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare