Nel 2018, l’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione mondiale della sanità (Who-Oms) ha pubblicato un interessante rapporto sulle opportunità e i rischi dell’economia circolare nel settore della salute e il benessere delle persone (“Circular economy and health: opportunities and risks”). Giudico interessante il rapporto non solo perché in linea con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, ma soprattutto perché rappresenta un primo concreto impegno nella direzione degli indirizzi della Conferenza dei ministri dell’ambiente e della salute di Ostrava.
L’approccio è di natura multisettoriale e valuta tutti gli aspetti legati alla salute e al benessere delle persone, integrandoli con le prospettive ambientali, economiche e sociali di quella vera e propria rivoluzione, in primis culturale, rappresentata dall’economia circolare.
In forma coerente con la strategia One Health in ogni politica, affronta sia gli aspetti legati alla transizione, sia quelli relativi alla messa a regime della trasformazione dei nostri processi di produzione e consumo dalla linearità alla circolarità.
Processi integrati per coinvolgere tutti gli attori
Il rapporto prende atto che l’uso estensivo delle risorse naturali sta mettendo a rischio la capacità portante del nostro pianeta. L’economia circolare, quindi, offre una prospettiva interessante per lo sviluppo sostenibile, la salute e il benessere delle persone, anche per garantire a tutti un lavoro dignitoso, risparmiando al contempo l’ambiente e le sue risorse naturali.
Sebbene siano tanti i settori che stanno cercando di implementare questi principi con studi e analisi molto approfondite, forse quello degli effetti dell’economia circolare sulla salute e sul benessere delle persone ha bisogno di essere maggiormente approfondito.
E’ indubbio infatti che l’economia circolare avrà degli effetti diretti positivi sulla salute e il benessere, anche con riduzione delle spese sanitarie, in quanto in grado di ridurre gli impatti sull’ambiente dei sistemi di produzione e consumo.
Sarà uno strumento essenziale per il contrasto ai cambiamenti climatici e la definizione delle strategie di adattamento e mitigazione. Non può essere negato, però, che soprattutto la transizione possa manifestare rischi non voluti, legati principalmente alla gestione del rischio legato all’esposizioni di materiali e sostanze pericolose. Questo sia per i lavoratori della filiera del riuso e del riciclo, sia per i consumatori.
Va inoltre tenuto conto che le evidenze scientifiche dimostrano come gli impatti più importanti possano spesso manifestarsi soprattutto a discapito delle fasce sociali più deboli e meno abbienti.
Abbiamo la possibilità di gestire questo rischio, ma la necessità inderogabile è quella di produrre processi integrati che siano capaci di coinvolgere tutti gli attori in gioco: dalle autorità pubbliche ai settori produttivi, di distribuzione e di consumo, con il forte coinvolgimento delle persone e dei cittadini. Per un’efficace attuazione dei principi dell’economia circolare servono non solo norme e regole, ma anche capacità di informazione trasparente e sensibilizzazione, programmi educativi efficaci e lo sviluppo di innovazione e ricerca.
Principio di precauzione, ricerca e politiche win-win
Se vogliamo raggiungere l’obiettivo necessario e condiviso di circolarità dei nostri modelli di produzione e consumo, il principio di precauzione alla base delle politiche e delle azioni da mettere in atto avrà la necessità di ritrovare il corretto equilibrio in termini di proporzionalità, non discriminazione, trasparenza e coerenza, prevedendo interventi regolatori diretti solo laddove sussista il ragionevole dubbio di severi effetti sulla salute.
E’ necessaria peraltro una revisione della legislazione ambientale europea in rapporto alle esigenza di tutela della salute. Abbiamo necessità di potenziare i flussi informativi sulla componentistica dei prodotti per la migliore informazione possibile degli operatori e gestori della filiera del riuso e del riciclo, per prevenire l’utilizzo di sostanze pericolose nei materiali riciclati o riutilizzati.
Abbiamo una grande urgenza di sviluppare attività di studio e ricerca per colmare i gap di conoscenza, soprattutto per quello che riguarda la quantificazione delle esposizioni e dei possibili endpointcorrelati ai potenziali impatti sulla salute. Quella che va stimolata è una profonda discussione sui più appropriati strumenti economici, che indubbiamente, nel caso delle strategie a supporto dell’economia circolare, non possono che prevedere un drastico cambiamento del sistema di tassazione, cercando di spostare la pressione fiscale dal lavoro verso l’uso delle risorse.
Questo cambiamento, a detta dell’Oms, rappresenta un incentivo alla minimizzazione della produzione di rifiuti e all’uso efficiente delle risorse naturali ed è il vero motore incentivante l’economia circolare.
Molti sono gli studi disponibili, citati nel rapporto, che dimostrano come il cambio di paradigma possa rappresentare una leva economica di assoluto interesse per i paesi dell’Unione europea, con degli effetti positivi importanti anche sulla salute e il benessere dei cittadini europei. Un esempio felice delle tanto auspicate politiche win-win.
Quindi un’integrazione forte tra ambiente e salute nell’ambito di strategie economico-sociali partecipate da tutti i settori produttivi e con la partecipazione attiva di cittadini e consumatori è l’unica chiave di lettura possibile per l’affermazione dell’economia circolare.
Snpa a supporto dell’economia circolare
Il rapporto dell’Oms, avendo la grande capacità di proporre i temi ambiente/salute in un contesto di progetto economico e sociale, consente di ritrovare un quadro di riferimento importante. Un percorso che nella nostra realtà nazionale stiamo cercando di portare avanti nell’ambito del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa) attraverso il consolidamento e il potenziamento delle attività in coordinamento con l’Istituto superiore di sanità (Iss) e il Servizio sanitario nazionale e regionale (Ssn e Ssr).
Tutto questo è fondamentale per rendere disponibili strumenti di conoscenza e professionalità per supportare anche nel nostro paese l’avvio di una politica di sistema per il lancio e l’affermazione dell’economica circolare. Questa, poi, va interpretata in una visione più ampia delle attività di prevenzione della produzione dei rifiuti e del loro riuso e riciclaggio, ma comporta una revisione complessiva dei cicli di produzione e consumo.
E’ necessario un impegno forte da parte del Snpa, che non può che avvenire con un approccio pienamente integrato, che consenta politiche di prevenzione adeguate, basate sulla conoscenza dei processi di produzione e dei modelli di consumo, e un confronto continuativo con gli attori del sistema del riuso e riciclaggio, e al tempo stesso consenta lo sviluppo di un sistema di conoscenza e informazione per i cittadini. Questo diventa fondamentale sia per l’affermazione dell’economia circolare, sia per un efficace sistema di tutela ambientale, che – considerata la rilevanza dei processi in gioco – non potrà basarsi sulle sole azioni di vigilanza e controllo.
Infine, come il rapporto Oms dimostra, le considerazioni e le valutazione sugli effetti positivi e su quelli non voluti sulla salute necessitano di essere integrati nella definizione degli scenari. Diventa condizione essenziale per la correttezza dei programmi, che rappresentano punti fondamentali per garantire le necessaria sicurezza e percezione da parte degli operatori del settore e dei cittadini consumatori.
Giuseppe Bortone
Direttore generale Arpae Emilia-Romagna
Leggi l’articolo su Ecoscienza 6/2018
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