La sostenibilità può passare solo dalla transizione da combustibili fossili a energie rinnovabili e da economia lineare a economia circolare. La scienza gioca un ruolo fondamentale in un processo che ha forti implicazioni etiche e di responsabilità nei confronti della terra e dei suoi abitanti presenti e futuri. Vincenzo Balzani in Ecoscienza 5/2017.
In questi ultimi tre decenni, la forte accelerazione nell’attività dell’uomo ci ha proiettati in una nuova epoca, l’Antropocene [1]. L’uomo, diventato più forte della natura, deve addossarsi la responsabilità di custodire il pianeta, cioè di garantire la sostenibilità che ha tre componenti fortemente interconnesse: ecologica, economica e sociale. La scienza non è neutrale: né nella scelta dei settori da sviluppare, né nel modo in cui opera, né tanto meno nei suoi effetti sulla società. Nei confronti della sostenibilità, la scienza può giocare, come le accade in molti altri campi, su due fronti opposti: può contribuire alla sostenibilità, oppure può comprometterla. Zygmunt Bauman ha scritto: “La scienza e la tecnica hanno fatto vincere all’uomo molte battaglie, ma ora rischiano di farci perdere la guerra rendendo il pianeta inabitabile”. È urgente tener conto di questa severa ammonizione.
Compatibilità energia-salute-clima
L’energia è la risorsa più importante per l’uomo, la salute è un bene prezioso individuale e il clima è un bene comune che va assolutamente salvaguardato. Negli anni successivi al Rapporto Brundtland, ci si è resi conto che utilizzando i combustibili fossili come fonte di energia non solo si causano gravi danni alla salute dell’uomo, ma si compromette anche la stabilità del clima. Si tratta di problemi molto importanti che dobbiamo risolvere se vogliamo un mondo sostenibile.
I combustibili fossili
L’uso dei combustibili fossili produce sostanze dannose alla salute e all’ambiente. Nel 2013 l’inquinamento dell’aria ha provocato in Europa 467 mila morti premature [2]. Bruciando i combustibili fossili si immettono nell’atmosfera quantità enormi di anidride carbonica. La concentrazione di questo gas è aumentata da 350 ppm del 1987 a 403 ppm del settembre 2017. Il conseguente riscaldamento del pianeta (effetto serra) causa cambiamenti climatici che potrebbero diventare disastrosi [1,3]. È evidente, quindi, che bisogna abbandonare l’uso dei combustibili fossili.
Energia nucleare
Negli ultimi 30 anni non ci sono stati progressi tecnico-scientifico significativi nel campo dell’energia nucleare [1]. Al disastro di Cernobyl (1986) ha fatto seguito quello di Fukushima (2011) e oggi, anche senza considerare l’insoluto problema dello smaltimento delle scorie ad alta radioattività, il nucleare non è più competitivo sul piano economico. La possibilità di generare energia per usi civili mediante la fusione nucleare è da tempo oggetto di costosissime ricerche che si protrarranno per decine di anni, senza alcuna certezza di raggiungere l’obiettivo. L’energia nucleare, quindi, non è adatta per uno sviluppo sostenibile.
Energie rinnovabili
L’abbandono dei combustibili fossili non può che essere accompagnato dallo sviluppo delle energie rinnovabili. Questa transizione, già avviata e ineluttabile [1], viene frenata dai giganteschi interessi delle compagnie petrolifere, secondo le quali senza i combustibili fossili non potrà esserci sviluppo economico perché le energie rinnovabili sono “immature”. Ci saranno certamente ulteriori progressi scientifici e tecnologici nel campo delle energie rinnovabili, così come continuerà la diminuzione dei loro costi di produzione, ma già oggi fotovoltaico, eolico, idroelettrico e geotermico sono tecnologie efficienti e pienamente affidabili. Basta ricordare che il fotovoltaico converte l’energia solare in energia elettrica con un’efficienza del 20%, almeno cento volte più alta dell’efficienza della fotosintesi naturale (v. anche figura 1). L’energia elettrica prodotta dalle energie rinnovabili è già oggi competitiva sul piano economico, anche senza considerare i problemi sanitari e climatici creati dai combustibili fossili. Quindi, le energie rinnovabili sono pronte [1]: quello che manca è la volontà politica di svilupparle.
Dall’economia lineare all’economia circolare
Economisti e politici sostengono che per uscire dalla recessione dobbiamo consumare di più perché, se crescono i consumi, crescono anche la produzione, l’occupazione e il Pil. Negli ultimi 30 anni alla scienza è stato chiesto di innovare per creare prodotti attraenti e desiderabili per il consumatore, non importa se inutili, perché con la pubblicità è sempre possibile imporli sul mercato. Quanto ai rifiuti, ci si è illusi di eliminarli nascondendoli sottoterra, gettandoli nei mari o bruciandoli perché se ne vadano, invisibili, nell’atmosfera.
Un simile processo di sviluppo economico, alimentato dall’energia dei combustibili fossili e basato sul consumismo e sull’usa e getta dell’economia lineare, ci sta portando sull’orlo del baratro ecologico [4] e, come osserva papa Francesco, è la causa delle crescenti disuguaglianze [5].
È necessario passare quanto prima a un’economia circolare (figura 2), alimentata da energia rinnovabile e caratterizzata dall’uso limitato (risparmio) e intelligente (efficienza) delle risorse della Terra, volta a fabbricare oggetti programmati non solo per essere usati, ma anche per essere riparati e poi riusati, raccolti e riciclati al fine di ottenere nuove risorse [6].
Il riscatto della scienza
La sostenibilità richiede il passaggio dall’economia lineare all’economia circolare e questo passaggio non può avvenire senza la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili [1,6]. La scienza, quindi, non deve sprecare risorse intellettuali ed economiche per compiere ricerche volte a prolungare l’era dei combustibili fossili e neppure per inseguire il sogno chimerico della fusione nucleare. Per raggiungere la sostenibilità per quanto riguarda energia, salute e clima basta sfruttare, con l’aiuto della scienza e della tecnologia, la luce e il calore originati dalla fusione nucleare che avviene nel Sole.
La scienza deve smettere di farsi complice di errate scelte economiche e politiche. In un mondo con risorse limitate il consumismo è chiaramente un modello di sviluppo insostenibile dal punto di vista ecologico e lo è anche dal punto di vista sociale perché promuove la competizione, induce a non curarsi degli altri e ci allontana dall’idea di bene comune [5]. La scienza può giocare un ruolo importante su molti altri fattori che favoriscono la sostenibilità. Lo può fare ottimizzando l’uso delle risorse, riducendo la produzione di rifiuti, rendendo più efficiente il riciclo dei materiali, reinventando i processi industriali sulla base dei materiali più facilmente disponibili, sostituendo nei prodotti ad alta tecnologia gli elementi che scarseggiano con altri più abbondanti, creando a basso prezzo congegni adatti per lo sviluppo sostenibile dei paesi più arretrati (ad esempio, lampade solari [7]), creando nuove opportunità di lavoro e, soprattutto, diffondendo la cultura della sostenibilità.
Tutto ciò però non ci esime dal trovare in noi stessi le motivazioni per vivere secondo l’etica della sobrietà, della solidarietà e della responsabilità nei confronti della Terra e di tutti i suoi abitanti, presenti e futuri.
Vincenzo Balzani Università di Bologna