Una nuova centralità per l’etica ambientale

L’evoluzione del pensiero della sostenibilità ha portato le questioni ambientali al centro della riflessione etica sulle relazioni umane e tra l’umanità e la natura; data l’ampiezza dell’impatto umano sull’ambiente su scala globale, è sempre più evidente la connessione con le questioni sociali e di giustizia. Matteo Mascia in Ecoscienza 5/2017.

A 30 anni dalla sua introduzione nel dibattito internazionale con la pubblicazione del Rapporto della Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo Our common future (Il futuro di noi tutti, nella versione italiana), la riflessione sullo sviluppo sostenibile si è progressivamente affermata a livello politico, scientifico, giuridico e culturale, fino a diventare il paradigma di riferimento per le persone e il pianeta del XXI secolo con l’approvazione da parte delle Nazioni unite degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile.

Seguendone l’evoluzione, si può cogliere il positivo contributo apportato anche nel dibattito in etica ambientale per il superamento della storica contrapposizione tra antropocentrismo e biocentrismo. Come è noto, la visione antropocentrica afferma il dominio dell’uomo sulla natura, che ha solo un valore strumentale in quanto serve, attraverso la produzione industriale e l’uso intensivo di energia, al miglioramento della condizione umana.
La visione biocentrica, al contrario, pone al centro dell’agire il primato morale della natura, negando ogni forma di gerarchia tra le varie specie e assumendo immediatamente le conoscenze dell’ecologia come fondamento delle norme etico-sociali nel campo delle attività umane che hanno conseguenze rilevanti per la biosfera. Nel confronto che ha caratterizzato il dibattito in etica ambientale, l’approccio integrato e multidimensionale della sostenibilità, pur rifacendosi a una prospettiva antropocentrica – che però interpella l’etica quale espressione di una fondamentale responsabilità nei confronti di persone che non ci sono ancora, cioè le generazioni future –, ha contribuito allo sviluppo di argomentazioni che vanno nella direzione di una lettura comune e convergente, volta al superamento delle posizioni estreme.

I limiti dell’ecosistema Terra e la scienza della sostenibilità
Una prima argomentazione, tipica della riflessione in etica ambientale, che caratterizza e qualifica l’approccio della sostenibilità, è certamente il riconoscimento del concetto di limite della natura, che pone vincoli al consumo di risorse, all’assorbimento degli inquinamenti, ai grandi cicli della vita (aria, acqua, ossigeno ecc.). La sostenibilità, nella sua accezione cosiddetta forte, richiede che il consumo di risorse rinnovabili rispetti la loro stessa capacità di rigenerazione, che il tasso di utilizzo delle risorse non rinnovabili non ecceda il tasso di sviluppo di sostituti rinnovabili, che l’inquinamento e la produzione di rifiuti sia commisurata con la capacità di assimilazione dei sistemi naturali.
In questa prospettiva, l’approccio della sostenibilità supera la tradizionale visione antropocentrica per collocare l’agire umano, dal punto di vista economico e sociale, all’interno dei limiti posti dall’ecosistema Terra nel suo insieme. Dove il limite non è inteso come una rinuncia a ricercare un miglioramento delle condizioni umane e dei suoi rapporti con l’ambiente, ma piuttosto come un’opportunità, uno stimolo a utilizzare al meglio i progressi compiuti nella direzione di una maggiore efficienza nell’uso delle risorse e una riduzione del consumo di natura e dell’inquinamento.

Il pensiero della sostenibilità, ed è questa una seconda argomentazione, si fonda su una sempre più puntuale capacità di raccolta e di elaborazione di una mole crescente di conoscenze e dei dati scientifici per comprendere gli impatti sulla natura e le sue risorse di azioni, politiche e comportamenti personali e sociali, nonché di una sempre più precisa lettura delle interrelazioni tra i sistemi naturali e quelli sociali (tanto che oggi si parla di una scienza della sostenibilità). Quest’interpretazione dell’approccio dello sviluppo sostenibile, in una prospettiva che possiamo definire etica-ermeneutica, consente di comprendere con sempre maggiore precisione quanto le società umane sono inserite e interagiscono con le dinamiche ecosistemiche.

Una terza argomentazione con una forte densità etica può essere riferita alla dimensione spazio-temporale presente nell’approccio della sostenibilità. Dal punto di vista temporale lo sviluppo sostenibile pone la questione della salvaguardia e dell’uso attento e responsabile della natura e delle sue risorse come fondamento per consentire a chi vive oggi, ma anche a chi non c’è ancora, di poter condurre una vita dignitosa. Vi è qui l’affermazione di un criterio di giustizia riferito a un equo accesso e un’equa distribuzione dei beni della terra per tutti, a partire dalle comunità più povere e vulnerabili, che hanno meno capacità di accedervi, e alle future generazioni.
Mentre dal punto di vista spaziale l’orizzonte non è quello di una singola area geografica, di un paese, di un ecosistema, ma dell’intera Terra, casa comune la cui struttura ecosistemica supporta la possibilità della vita. Si può perciò affermare che con la sostenibilità le dimensioni di giustizia si ampliano per comprendere oltre a quella intragenerazionale (chi vive oggi sul pianeta), anche quelle intergenerazionale (le future generazioni) e interspecifica (le altre specie).

Etica ambientale e sociale si fondano in una nuova antropologia
Lo sviluppo sostenibile, infine, propone una lettura integrata delle diverse dimensioni su cui si articola il vivere delle società umane: sociale, economica e ambientale. In una prospettiva etica si può allora affermare che la sostenibilità nel suo guardare alla realtà umana vi coglie fin da subito lo stretto intreccio delle relazioni tra sistemi sociali e sistemi naturali. Per questo, seguendo il pensiero della sostenibilità, la questione ambientale non può più essere ristretta e relegata al solo problema dell’inquinamento e dello sfruttamento delle risorse ambientali, ma viene ad assumere una dimensione globale che coinvolge, seppure in misura diversa e differenziata, tutte le dimensioni della vita delle persone e della società.

La condizione della vita umana di oggi e di domani, così come l’insieme dei delicati equilibri che garantiscono il mantenimento e lo sviluppo della vita nel pianeta, dipendono sempre di più dalla capacità umana di ridurre l’impronta ecologica e di ricercare nuovi equilibri nella relazione con l’ambiente naturale e le sue risorse. Il paradigma della sostenibilità, dunque, nell’aver contribuito alla comprensione che la Terra è la casa comune, l’unica che abbiamo, e alla comprensione delle dimensioni e dell’ampiezza dell’intervento umano sulla natura come conseguenza dell’esponenziale sviluppo tecnologico fondato sui combustibili fossili, evidenzia che l’etica ambientale pur continuando a essere un’etica orientata a ripensare le relazioni con la natura, assume una nuova centralità data da una sempre più stretta interdipendenza con l’etica sociale. Illuminanti a questo proposito le parole di papa Francesco nell’enciclica Laudato si’: “L’ambiente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo attenzione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale” (n. 48). E subito dopo, parlando delle inequità socio-ambientali afferma che “oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (n. 49).

In questo tempo nuovo dove, per la prima volta, la specie umana non si limita più ad adattarsi all’ambiente, ma opera un’attiva trasformazione dell’ambiente su scala globale, l’etica ambientale declinata nel paradigma della sostenibilità è più di un’etica applicata, è una componente imprescindibile di un’etica fondamentale attorno a cui costruire un’antropologia dell’umano nel tempo dell’Antropocene.

Matteo Mascia Progetto Etica e politiche ambientali, Fondazione Lanza

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