Si chiama Bilbo ed è un bell’esemplare di 31 chili e 65 centimetri di carapace la tartaruga marina che Centro studi cetacei e Arta hanno liberato al largo di Pescara in occasione dell’evento “Sottocosta”.
L’attività di rilascio in mare di cetacei e tartarughe marine spiaggiati, feriti, malati o finiti accidentalmente nelle reti da pesca rientra tra quelle previste dalla convenzione sottoscritta ad aprile dal direttore generale di Arta Abruzzo, Francesco Chiavaroli, e dal presidente del Centro studi cetacei (CSC) di Pescara, Vincenzo Olivieri, per collaborare nello studio e nella tutela dell’ambiente marino e dei mammiferi e rettili marini.
Bilbo, che dovrebbe avere una ventina d’anni (le tartarughe possono arrivare ad 80, ma anche oltre), è stata salvata dal personale del CSC il 21 novembre 2017: era finita accidentalmente in una rete a strascico a dieci miglia al largo di Pescara. Oltre all’intenso stress, il problema principale, in questi casi, è l’annegamento, in quanto gli animali inalano molta acqua e rischiano di sviluppare la polmonite.
Per questo Bilbo è stato tenuto sotto osservazione dai biologi e veterinari del Centro di Recupero e Riabilitazione Tartarughe Marine “Luigi Cagnolaro” di Pescara, gestito dal CSC, che verificata l’assenza di ferite e constatato il buono stato di salute del rettile, hanno però dovuto fare i conti con l’inappetenza, almeno apparente, di Bilbo.
Più che l’assenza di fame, quella che spingeva Bilbo a non mangiare era in realtà la passione smodata per un alimento in particolare: i crostacei. Una volta scoperto il suo “punto debole”, gli operatori del CSC hanno preso Bilbo per la gola e, senza badare ai costi, l’hanno vista ingurgitare circa un chilo di crostacei a settimana! Superato l’inverno, quando l’acqua del mare ha raggiunto i 18 gradi in superficie, temperatura idonea per il rilascio, hanno organizzato la liberazione con l’Arta Abruzzo.
Domenica 29 aprile, dopo aver “incontrato” tantissimi curiosi, soprattutto bambini, sotto lo stand allestito a “Sottocosta” da CSC e Arta, Bilbo è stata portata a bordo della motonave “Ermione” dell’Agenzia, dotata di attrezzature per la ricerca, per il prelievo di acque e sedimenti marini e di un verricello per il sollevamento di pesi fino a 200 chili, ed è tornata in libertà al largo, dotata di una targhetta metallica con codice d’identificazione internazionale applicata ad una delle pinne.
Insieme a Bilbo, “scortata” dalla Guardia Costiera, è tornata in libertà anche Tetide, esemplare di circa 20 chili e con carapace lungo 56 centimetri. Ritrovata il 7 dicembre scorso nelle stesse condizioni di Bilbo, sempre al largo di Pescara, si stima che abbia meno di quindici anni e il nome non deve indurre in errore: finché non raggiungono l’età adulta e i 75 centimetri di carapace, femmine e maschi non sono riconoscibili, fatta eccezione per una lunga coda che inizia a distinguersi nei maschi quando sono prossimi alla “maturità” e raggiungono almeno i 60-65 centimetri.
Escluso il rischio di sviluppare la polmonite da annegamento, la tartaruga Tetide è stata curata al Centro “Luigi Cagnolaro” per un’ostruzione intestinale dovuta agli aculei dei tantissimi ricci di mare ingeriti, probabilmente determinata dallo shock conseguente alla cattura nella rete da strascico.
Negli ultimi mesi si sono intensificati gli interventi di recupero di Caretta caretta impigliate in reti attive, reti fantasma e imballaggi in plastica, lungo le coste della nostra regione. E’ importante dunque divulgare le corrette pratiche di intervento per l’immediato soccorso degli animali. In tali casi è fondamentale allertare la Capitaneria di Porto competente per territorio per consentire il recupero in sicurezza delle tartarughe e l’intervento del personale specializzato del Centro Studi Cetacei.
Anche se a prima vista appaiono forti e vitali, questi animali rischiano spesso le conseguenze dell’annegamento, della malnutrizione e delle lesioni fisiche dovute alla costrizione degli arti e del collo, per cui non vanno mai liberati immediatamente in mare, bensì adeguatamente soccorsi, sottoposti a visita veterinaria e alle cure del caso, riabilitati e solo successivamente possono essere liberati in un luogo sicuro.