Il rumore prodotto dal traffico, dalle industrie e da altre attività antropiche costituisce uno dei principali problemi ambientali e può provocare diversi disturbi alla popolazione.
Per il contenimento dell’inquinamento acustico e quindi la regolamentazione delle sorgenti, la normativa nazionale sul rumore (LQ 47/95 e decreti attuativi) ha definito, per le diverse tipologie di sorgenti, valori limiti assoluti (di immissione e di emissione) per l’ambiente esterno (in allineamento a quanto disposto dalla classificazione acustica del territorio comunale) e limiti differenziali, per l’interno degli ambienti abitativi.
Le sorgenti maggiormente controllate risultano, anche per il 2017, le attività di servizio e/o commerciali (54,9%), seguite dalle attività produttive (29,7%). Tra le infrastrutture di trasporto, che rappresentano l’8,5% delle sorgenti controllate, quelle stradali rimangono le sorgenti più controllate (6,2% sul totale delle sorgenti controllate).
Il relativo indicatore, che riassume la situazione a livello nazionale, è contenuto nel Rapporto Ambiente Snpa – edizione 2018.
La normativa nazionale sul rumore andrebbe rivista e armonizzata, vengono utilizzati infatti indicatori acustici, e periodi temporali di riferimento diversi non confrontabili tra loro in differenti ambiti, esistono poi “trattamenti di favore” ingiustificati per l’inquinamento prodotto dalle infrastrutture di trasporto dimenticando che la tutela della salute dovrebbe essere prioritaria. La normativa dovrebbe infine recepire le nuove linee guida emesse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha aggiornato i limiti oltre i quali il rumore è da considerarsi potenzialmente dannoso per la salute. Insomma ci sarebbe ancora tanto lavoro da fare per poter rendere più efficace la tutela della salute dei cittadini esposti a inquinamento acustico.