Si è svolto a Udine il 28 il 29 novembre a Udine il convegno “Water safety Plan, dalle linee guida dell´Istituto superiore di sanità, all´implementazione di nuovi modelli regionali” nato dalla collaborazione tra la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e i Gestori del servizio idrico regionale, in accordo con l’Istituto superiore di sanità e con l’Organizzazione mondiale della sanità. L´iniziativa era rivolta ai Gestori del servizio, agli operatori dei Dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie, alle Agenzie ambientali regionali e agli altri enti pubblici coinvolti a vario titolo nella gestione e nel controllo della filiera delle acque potabili.
L’acqua sicura è un diritto fondamentale ed emergenze ambientali e climatiche hanno impatti importanti anche sulle risorse idriche e sul ciclo idrico integrato, minacciando l’universalità di questo diritto. Il recepimento della direttiva UE 1787/2015 introduce anche in Italia i Piani di sicurezza dell’acqua (Water Safety Plan). Si tratta di un modello preventivo e operativo per garantire acqua sicura attraverso misure di controllo estese a tutta la filiera idropotabile – dalla captazione, al trattamento e alla distribuzione dell’acqua potabile, fino all’utente finale – sulla base dei principi dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), v. anche Ecoscienza 2/2019.
Il convegno è stato un’opportunità per descrivere le esperienze e tracciare un quadro aggiornato della situazione a livello nazionale. Tra i relatori anche il presidente di AssoArpa e direttore generale di Arpae Emilia-Romagna con la relazione Il ruolo delle Arpa nei piani di sicurezza dell’acqua.
Il Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (Snpa) – istituito con la legge 132/2016 – con le 200 sedi sul territorio e la rete di laboratori afferenti alle Agenzie ambientali e a Ispra, è un attore importante per la realizzazione di tutti gli obiettivi di sostenibilità ambientale di Agenda Onu 2030 e nell’implementazione dei Piani di sicurezza acque, con il patrimonio di dati e informazioni puntuali su tutto il territorio. Il tema “ambiente e salute” è tra le priorità d’azione del Sistema, insieme a economia circolare, cambiamenti climatici e sviluppo di esperienze di citizen science; in una logica di non esclusività della conoscenza, di integrazione e di open data, sarà sempre più ampia la condivisione di dati ambientali e sanitari (indicatori di stato, pressioni, potenziali impatti sulla salute). Analogamente il Sistema è impegnato per rendere sempre più confrontabili e omogenei i dati prodotti dalle singole Agenzie.
Il Piano di sicurezza acque è un sistema globale di valutazione e gestione del rischio esteso a ciascuna fase della filiera idrica, dalla captazione fino all’utente finale, per garantire la protezione delle risorse idriche e la riduzione di potenziali pericoli per la salute umana nell’acqua destinata al consumo umano.
Il DM 14/06/2017 del ministero della Salute – che recepisce a livello nazionale la direttiva UE 1787/2015e introduce l’obbligo di adozione dei Piani di sicurezza dell’acqua (Psa) – chiarisce che la valutazione del rischio deve prendere in considerazione le informazioni provenienti da corpi idrici utilizzati per l’estrazione di acqua destinata al consumo umano (All. I, Parte C); in particolare, deve tener conto delle informazioni inerenti:
– i risultati dei monitoraggi dei corpi idrici che forniscono > 100 m3/giorno di acqua potabile (art. 82 del Dlgs 152/2006)
– la disciplina delle aree di salvaguardia delle risorse idriche (art. 94 del Dlgs 152/2006)
– le zone vulnerabili da nitrati di origine agricola e da prodotti fitosanitari (rispettivamente, art. 92 e 93 del Dlgs 152/2006)
Costituzione del team multidisciplinare
Per la predisposizione di ciascun Piano occorre individuare un team multidisciplinare, incaricato di analizzare i potenziali rischi nell’intera filiera idropotabile e individuare le misure di prevenzione e di controllo che garantiscano la sicurezza delle acque erogate. Oltre al Gestore, il team è costituito da esperti appartenenti a vari enti: Regione, Aziende sanitarie locali, Agenzia ambientale, Comuni, associazioni di consumatori e le Società degli assets, secondo criteri di trasversalità e molteplicità di esperienze, conoscenze e competenze. Gli enti – e le Agenzie ambientali tra questi – sono dunque indispensabili portatori di conoscenza, in particolare nella fase di identificazione dei pericoli, partendo dall’analisi delle pressioni antropiche e degli impatti, in coerenza con i Piani di gestione degli 8 Distretti idrografici individuati nel nostro paese.
Arpae partecipa al Team multidisciplinare per lo sviluppo dei Piani per la sicurezza dell’acqua in Emilia-Romagna, mettendo a disposizione le conoscenze ambientali. La conoscenza delle caratteristiche di qualità dei corpi idrici (superficiali e sotterranei) derivante dal monitoraggio ambientale, congiuntamente alle pressioni antropiche presenti nelle diverse zone del territorio, permettono di perfezionare l’analisi di rischio, attribuendo probabilità e gravità alle diverse tipologie di eventi pericolosi individuati. Monitoraggio ambientale che deve essere disponibile per le diverse zone di approvvigionamento o a monte delle stesse.
Le aree designate per l’estrazione di acque destinate al consumo umano sono elencate nel registro delle Aree protette, come previsto dalla direttiva 2000/60/CE, che riporta anche l’indicazione dei corpi idrici o parti di essi interessati dall’area protetta.
Bortone111219La presentazione di Giuseppe Bortone
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