Nel 2016 ci è stato affidato dal Parlamento il compito importante di assicurare la qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica. Tra i risultati più importanti raggiunti dall’istituzione del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente spicca l’approvazione dei criteri per la definizione dei primi Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (Lepta), che costituiscono l’applicazione in materia di ambiente dell’articolo 117 della Costituzione. L’introduzione dei Lepta nella legge 132/2016 completa un percorso legislativo per la costruzione del nuovo modello di funzionamento della tutela ambientale a favore di tutti i cittadini e la loro prossima attuazione sarà occasione sia per collaudare un sistema di lavoro efficace ed efficiente, che per fortificare la struttura integrata a rete per il futuro, grazie anche ai meccanismi di sussidiarietà; una rete capace di dare impulso allo sviluppo delle aree marginali e di tutelare gli ecosistemi e le risorse naturali, di controllare e prevenire il consumo del suolo, di accrescere la capacità di operare in diversi settori strategici a sostegno del risanamento e del risarcimento del danno ambientale, delle emergenze ambientali, dell’economia circolare, delle valutazioni e delle autorizzazioni ambientali e della tutela del mare. Si tratta di un vero servizio pubblico ambientale che costituisce, da Bolzano a Trapani, un modello omogeneo e applica i massimi principi costituzionali dei diritti del cittadino: quello di accedere agli stessi servizi in tutto il territorio nazionale.
Si è aperta quindi una fase innovativa della storia ambientale del nostro paese, con una struttura a rete unica per le sue funzioni, con tutte le potenziali capacità di azione strategica a supporto delle istituzioni sia nazionali che europee. È un sistema che ha dei numeri importanti: circa 200 sedi sul territorio nazionale, 10.000 operatori e oltre 150.000 dati aggiornati in linea con gli obiettivi dell’azione europea in campo ambientale; numeri, questi, a cui va dato il giusto valore.
La chiave è la partecipazione e l’integrazione dei sistemi conoscitivi di tutte le componenti del Snpa. Il Consiglio Snpa sta operando sull’omogeneità delle procedure tecniche vincolanti su tutto il territorio nazionale e per una cultura che abbia insita la responsabilità sociale, soprattutto ora che per legge i pareri tecnici che esprime sui provvedimenti del governo in materia ambientale sono anch’essi vincolanti. Tra le linee di indirizzo strategico del Consiglio c’è anche la scelta di rendere coerente la comunicazione e il linguaggio ambientale con la tutela dei cittadini. È a loro che noi dobbiamo rispondere in primis. E per poter rispondere è necessaria l’autonomia tecnico-scientifica e l’uniformità delle metodologie.
Capacità di azione e di conoscenza devono andare insieme, le caratteristiche degli eventi ambientali sono tali per cui è indispensabile progettare sistemi di monitoraggio sempre più all’avanguardia per affrontare la variabilità dei fenomeni. A questo proposito abbiamo intensificato le reti di monitoraggio anche attraverso le misure di citizen science e dell’osservazione satellitare. Stiamo anche sviluppando strategie comuni con altri enti e istituzioni pubbliche, amministrazioni centrali e periferiche (modello Taranto). Abbiamo di recente firmato un protocollo di intesa con l’Istituto superiore di sanità per adottare piattaforme comuni e condivise al fine di elaborare il dato ambientale e valutare il rischio sulla salute umana. Il nesso ambiente e salute va declinato con una forte capacità di integrazione. L’obiettivo è dare risposte immediate a tutti, istituzioni e cittadini, tenendo costante il confronto con i soggetti portatori di interesse a diverso livello.
La prospettiva è quella di contestualizzare il tutto anche in uno scenario internazionale, per accompagnare il paese verso lo sviluppo sostenibile attraverso gli strumenti dell’economia circolare e una nuova cultura ambientale. Le persone del sistema devono essere i nuovi interlocutori del paradigma ambientale dove la salute umana, la tutela dell’ambiente e la produzione camminano insieme.
Il contesto in cui ci muoviamo è quello dell’Agenda globale 2030, che impegna il nostro paese all’adozione di strategie nazionali di sviluppo sostenibile non più circoscritte alla dimensione economica dello sviluppo, ma affiancate alla realizzazione degli altri due pilastri fondamentali: l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente. Un complesso sistema, basato su 17 obiettivi, 169 target e oltre 240 indicatori, che definisce un quadro di riferimento ineludibile per i decisori politici e che ben mostra le aree di immediato intervento (v. il servizio da pag. 9 in questo numero di Ecoscienza).
La recente istituzione della Cabina di regia Benessere Italia – voluta dal presidente del Consiglio per dare supporto tecnico-scientifico al governo nell’ambito delle politiche del benessere e della valutazione della qualità della vita dei cittadini e di cui sono stato chiamato a far parte – risponde agli impegni sottoscritti dall’Italia per l’Agenda 2030. Un progetto necessario per elaborare specifiche metodologie e linee guida essenziali alla rilevazione e alla misurazione degli indicatori della qualità della vita nel paese, per sostenere, potenziare e coordinare le politiche e le iniziative del governo per il Benessere equo e sostenibile (Bes) e per la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile (Snsvs).
Le scelte in materia ambientale diventano scelte di vita e non possono essere confinate in un ambito meramente locale, né relegate a livello sovranazionale.
“Fare sistema” è stabilire un contatto diretto con i cittadini attraverso canali di comunicazione chiari semplici e costanti. I giovani sono i destinatari delle nostre ricerche, del nostro lavoro. È a loro che lasciamo il territorio. Il mio auspicio dunque è di poter lavorare in autonomia per mettere a frutto le esperienze maturate e le conoscenze acquisite. La tutela dell’ambiente non è solo un dovere per tutto il Sistema, ma un diritto fondamentale per ognuno.
Una scelta di libertà per le generazioni future che implica e comporta una netta e precisa esigenza di legalità che si realizza anche attraverso il senso di appartenenza collettiva propria dell’essere umano. Dalla tutela dell’ambiente, per come lo sapremo custodire e valorizzare, passa il futuro del paese.
Leggi l’editoriale in Ecoscienza 3/2019
Vai al servizio “Obiettivo sostenibilità. L’Italia e l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”