Si chiamava Tepilora l’aquila uccisa sabato scorso da bracconieri vicino al Lago di Monte Pranu nel Sulcis. Era arrivata in Sardegna nell’agosto 2018 grazie al progetto Ispra “Aquila a-Life”, il nome lo aveva dato il Parco Regionale in provincia di Nuoro, appunto di Tepilora, che aveva ospitato i primi mesi di vita dell’esemplare. Un atto di bracconaggio la sua uccisione, penalmente gravissimo e rilevante, che mette a rischio l’esito di un progetto internazionale di conservazione della specie nell’isola, nel quale sono coinvolti la Commissione Europea, Regione Sardegna, Ispra, Forestas, Corpo Forestale Regionale, l’associazione spagnola Grefa e il Parco Regionale di Tepilora.
Si attendono ora gli esiti delle attività investigative. Tepilora era una delle pioniere del progetto europeo “Aquila a-Life”: proveniva dal centro di riproduzione in cattività di Vandèe in Francia ed era stata rilasciata nel 2018, insieme ad altre quattro. L’esemplare aveva sorpreso i ricercatori quando, all’apertura della gabbia, spiccò per prima un volo sicuro verso i cieli della Sardegna.
A settembre dello stesso anno, però, era stata ricatturata a Muravera, poiché le posizioni fornite dal trasmettitore GPS, di cui era dotata, avevano indicato movimenti troppo limitati. Dopo aver trascorso dieci giorni nella voliera nel parco di Tepilora, era tornata di nuovo in libertà. Esplorando l’intera isola, l’aquila aveva scelto i dintorni del Lago di Monte Pranu, dove stazionava per lunghi periodi e aveva trascorso anche l’ultimo inverno. Da lì era solita partire periodicamente per esplorare la Sardegna, spesso seguendo la linea di costa, ma tornando sempre nei boschi intorno al lago. A maggio, in una delle sue esplorazioni, si era spinta fino in Corsica per rientrare in Sardegna dopo pochi giorni e, con un volo pressoché diretto, era tornata nel Sulcis.
Qui purtroppo è stata volutamente uccisa da una fucilata che ha messo di colpo fine a tutto ciò che avrebbe potuto rappresentare la sua sopravvivenza per il ritorno di questa specie così iconica e importante per la funzionalità degli ecosistemi delle foreste mediterranee della Sardegna.
Questo gravissimo atto di bracconaggio è un torto fatto alla società civile, vanifica il lavoro di moltissime persone dedicate alla conservazione della specie ed i cospicui investimenti in termini di fondi pubblici che la stessa Commissione Europea ha destinato alla Sardegna attraverso il progetto Aquila a-Life, valorizzando Enti e realtà sarde anche a livello internazionale. Il ritorno dell’Aquila di Bonelli offre all’isola – oltre all’ovvio valore ecosistemico – un elemento di forte attrazione per nuove attività di ecoturismo destagionalizzato soprattutto in quelle aree interne così paesaggisticamente rilevanti, ma non ancora pienamente conosciute dal flusso turistico prevalente.
Pochi giorni fa a Bitti è stato celebrato “Il giorno dell’Aquila”: nel paese in provincia di Nuoro, all’interno del Parco della Tepilora, sono state organizzate attività per piccoli e grandi, per salutare il ritorno dell’Aquila di Bonelli.
L’uccisione dell’aquila è un delitto che, oltre a costituire un reato ai sensi della normativa nazionale e comunitaria, causa un grave danno di immagine alla Sardegna davanti alla comunità nazionale ed internazionale. Nel condannare l’azione inqualificabile compiuta contro Tepilora, i ricercatori impegnati nel progetto sono certi che la comunità dell’isola si farà custode delle altre aquile che volano oggi sicure nei cieli sardi, certi che la prossima primavera vedrà nuovamente, dopo tanti anni, gli imponenti nidi della magnifica Aquila di Bonelli nelle foreste della Sardegna
Finchè sarà consentito cacciare legalmente ci saranno sempre anche quelli che cacciano illegalmente.
La caccia va abolita nel terzo millennio, le armi non vanno più vendute, nè prodotte.
Basta
Purtroppo la mamma degli idioti è sempre incinta. Atto inqualificabile e gravissimo compiuto dal solito cerebroleso che impugnando un’arma e mettendo fine alla vita di un povero essere indifeso pensa di affermare la propria superiorità. Povero demente, ti auguro di fare la stessa fine, magari per mano di un altro cacciatore e tra mille sofferenze. Bastardo.