Conclusa la “polar adventure” di Cecilia Silvestri e Flavia Saccomandi, durata quaranta giorni a bordo della nave Discovery, nelle acque dell’Oceano meridionale alla ricerca di informazioni sul ciclo del carbonio e le microplastiche in ambienti lontani dalle pressioni dell’uomo.
Su invito dei partner inglesi del British Antartic Survey (BAS), le ricercatrici Ispra, che da anni si occupano di studi in ambiente remoto, hanno preso parte alla spedizione in Antartide partita lo scorso mese di dicembre. Lungo la rotta seguita dalla nave oceanografica, Silvestri e Saccomandi hanno effettuato una serie di analisi sulle acque superficiali e profonde per studiare le microplastiche e il carbonio presente nella sostanza organica, attraverso una tecnica analitica estremamente all’avanguardia (analisi degli isotopi stabili del carbonio e dell’azoto) di cui Ispra è centro di eccellenza. Le decine di campioni prelevati verranno ora analizzati presso i laboratori Ispra di Chioggia.
Condurre analisi nell’Oceano meridionale è di estrema importanza per la ricerca, in quanto la regione rappresenta una sorta di “livello 0” o di cosiddetto “riferimento”: un’area del pianeta dove lo scambio tra anidride carbonica, atmosfera e acqua avviene in un ambiente non contaminato dalle pressioni dell’attività umana. Se si conosce il punto di partenza, cioè quello naturale, è possibile valutare gli incrementi dell’attività umana sui fenomeni oggetto della ricerca.
La missione si è svolta a bordo della Discovery, una nave in grado di solcare oceani impervi come quelli dell’Antartide e di ospitare l’attività scientifica di decine di ricercatori come se fosse un laboratorio a terra. Dotata di un sistema di potabilizzazione dell’acqua che desalinizza quella di mare, la nave non ha fuoriuscite perché tutto viene riutilizzato a circuito chiuso per far funzionare l’intero ingranaggio. C’è anche un sistema di trattamento delle acque di zavorra, in modo che il carico e scarico dell’acqua di mare non trascini con sé specie aliene.
“Con me porto tante emozioni, luoghi che avevo solo sognato e che sono riuscita a vedere, una natura libera, forte, immensa – ha raccontato Flavia Saccomandi nel suo blog “Polar advenures” – un ambiente governato da leggi precise con minimi margini di errori, un mondo lontano inospitale (per noi) ma non per questo meno vivo!”.
“Ansia, tenacia, bellezza, energia, colori, odori, rumori e suoni, sono le parole chiave dell’avventura vissuta con Flavia – ha scritto Cecilia – Paragonerei questa esperienza a quella della maratona: preparazione all’evento, emozione perché comunque è una sfida con se stessi, energia e grinta nella prima parte del percorso, fatica, tanto lavoro mentale per superare la fatica, ripresa perché il traguardo si avvicina e finalmente il traguardo!”.