Il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (Snpa), pur nelle diversità territoriali, valorizza la multidisciplinarietà e multisettorialità nella governance di ambiente e salute. Il modello di lavoro è stato adottato anche a livello internazionale e in particolare nella pianificazione europea. Luciana Sinisi (Ispra) per Ecoscienza.
Siamo spesso inclini a considerare che una tematica come ambiente e salute possa essere governata con norme ad hoc di settore e che il lavoro dei ricercatori sia unicamente finalizzato a dare supporto tecnico di settore a legislatori e decisori. L’esperienza, e non solo in Italia, ci ha insegnato che questo modello di governance, indubbiamente migliorato negli anni, non sempre promuove l’integrazione multidisciplinare e multisettoriale e, soprattutto, non incide sulle potenziali barriere che ne ostacolano il processo.
Di contro, nella prassi, è proprio l’integrazione che caratterizza il lavoro dei network scientifici degli esperti di ambiente e sanità. In tema di ambiente e salute (e non solo) il lavoro degli esperti non è quindi solo garanzia dell’uso delle migliori conoscenze: la comunità scientifica, specie quando è “a sistema”, ha un proprio ruolo anche nella promozione dei processi d’integrazione tra discipline scientifiche e settori professionali, e può contribuire al superamento di potenziali barriere organizzative e culturali, se non istituzionali. Nel caso di ambiente e salute può anche facilitare il trasferimento dell’approccio (e dei contenuti) integrato negli altri settori strategici interconnessi.
A questa comunità scientifica che fa da ponte, e non da barriera, all’integrazione ambiente e salute, così come per altri temi strategici, appartengono anche le Agenzie ambientali. Il dialogo con altri settori, la struttura di sistema e l’attenzione alla professionalità tecnico scientifica ha da sempre caratterizzato il Sistema agenziale, oggi Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) in forza della legge 132/2016, che al paragrafo 1 dell’articolo 1 così recita: “Al fine di assicurare omogeneità ed efficacia all’esercizio dell’azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell’ambiente a supporto delle politiche di sostenibilità ambientale e di prevenzione sanitaria a tutela della salute pubblica, è istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente”.
Termini come omogeneità ed efficacia ben sintetizzano l’obiettivo di costruire e alimentare un sistema esperto sotto il profilo tecnico scientifico che, attraverso il proprio network, garantisca gli scambi di conoscenze e l’applicazione di strumenti operativi condivisi sul territorio nazionale. Di fatto Snpa, fin dalle sue origini segnate dalla legge istitutiva dell’Anpa e del Sistema delle Agenzie ambientali del 1994, ha sempre investito energie e risorse per la creazione di un sistema multidisciplinare esperto affiancando costantemente, alla gestione di attività ordinarie, la pianificazione di attività di gruppi di lavoro agenziali per la definizione di strumenti: dalla rete dei Ctn (Centri tematici nazionali) che hanno caratterizzato gli anni 90, ai 66 gruppi di lavoro (Gdl) del Piano triennale 2014-16 a cui hanno partecipato circa 1.400 esperti Snpa1. Uno strumento che ha facilitato anche l’integrazione con altri network di esperti, internazionali, europei e nazionali, oltre a promuovere e produrre conoscenza. Un modello di lavoro adottato da varie Agenzie ambientali nazionali e regionali europee e del resto del mondo e che è alla base dei network della rete EIOnet dell’Agenzia europea per l’ambiente che ospita, tra l’altro, anche un network di referenti nazionali delle Agenzie nazionali per la tematica ambiente e salute2.
Ma chiunque, per motivi di lavoro, debba confrontarsi con lo studio, l’analisi, l’informazione e la comunicazione su rischi e potenziali impatti dell’ambiente naturale e costruito sulla nostra salute e sul nostro benessere e con le sue complesse interconnessioni socio-economiche, diviene ben presto consapevole che l’integrazione ambiente e salute è questione tecnico-scientifica, ma non solo. È infatti un processo che, nella prassi, riguarda ambiti di lavoro e professionalità diverse, dotate di linguaggi propri, operanti in differenti realtà lavorative, con priorità non sempre coincidenti con gli obiettivi comuni di salute e ambiente, i quali, talora, vengono trattati in modo residuale o isolato dal contesto dei settori implicati. Potenziali barriere culturali e istituzionali che possono permeare anche modelli organizzativi non organici di sanità e ambiente.
In Europa il percorso integrato introdotto dalla Strategia europea Ambiente e salute del 2003 e del suo Piano d ’azione del 2004, così come la presenza di un Gruppo consultivo ambiente e salute europeo, è stato progressivamente disgregato in attività settoriali delle Dg competenti, pur transitando, in
alcuni dei suoi obiettivi prioritari, nel 7° Programma d’azione ambientale europeo 2020 (“Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta”). Ma pur in assenza di una “casa comune”, la comunità scientifica europea ha continuato a produrre conoscenza per l’area ambiente e salute, dando spessore ai Programmi europei di ricerca e al miglioramento di direttive e strumenti3. Progetti in cui non è mancata la presenza di esperti Snpa e che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di salute dell’Agenda 2030 dello sviluppo sostenibile (figura 2).
In Italia, negli anni passati, la disomogenea applicazione degli obiettivi d’integrazione dell’art. 7 quinquies del Dlgs 229/994, insieme al differimento negli anni di un pieno sviluppo organizzativo di alcune Agenzie, ha probabilmente contribuito a una difforme crescita delle realtà operative ambiente e salute a livello locale. Ma anche qui la comunità scientifica di ambiente (con il proprio Gdl interagenziale Ambiente e salute) e sanità, ha reagito alle avverse condizioni di risorse e strutture organizzative con numerose attività progettuali collaborative, che hanno contribuito sia a costruire un modello di “lavorare insieme”, sia a migliorare gli strumenti di prevenzione e tutela. Esperienze e professionalità scientifiche che hanno concorso alla definizione di obiettivi e priorità del vigente Piano nazionale della prevenzione del ministero della Salute che riprende in modo organico la visione della governance ambiente e salute nel nostro paese e che vede, in Snpa, uno degli interlocutori principali.
Ma le sfide non sono finite, specie quelle scientifiche. Tematiche globali, ambiente costruito, nuove tecnologie, consumo e produzione sostenibile sono solo alcune delle aree in cui anche la comunità scientifica è chiamata a confrontarsi con altri partner e altri percorsi, per continuare a dare il proprio contributo per una tutela integrata della salute e dell’ambiente.
Luciana Sinisi
Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra)
NOTE
1 I Gruppi di lavoro (Gdl) sono una delle caratteristiche espressioni del Sistema agenziale, hanno prodotto e producono rapporti tecnici di valenza nazionale e sono articolati in Piani di lavoro triennali discussi e approvati nel Consiglio federale dei direttori generali (oggi Consiglio Snpa).
2 NRCs Environment and Health della rete EIOnet.
3 Tra i progetti più recenti: http://ec.europa.eu/research/health/pdf/ factsheets/environment_and_health. pdf#view=fit&pagemode=none
4 Art. 7-quinquies (Coordinamento con le Agenzie regionali per l’ambiente):
“2. Le Regioni individuano le modalità e i livelli di integrazione fra politiche sanitarie e politiche ambientali, prevedendo la stipulazione di accordi di programma e convenzioni tra le Unità sanitarie locali e le aziende ospedaliere e le Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente per la tutela della popolazione dal rischio ambientale, con particolare riguardo alle attività di sorveglianza epidemiologica e di comunicazione del rischio”.
BRAVISSIMI TUTTI PER I SERVIZI E PER LA VISIONE DI “FARE SISTEMA con AMBIENTE E SALUTE” e pensare Globale agire Locale, Buono per chi? Buono per tutti!
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Francesca