La progettazione di circuiti inter laboratorio è un tassello importante di un percorso che mira alla qualifica del personale che si occupa di monitoraggio ambientale biologico. Nell’articolo il percorso iniziato a partire da 2012, organizzato in collaborazione tra Cisba, Ispra e Arpae Emilia-Romagna, finalizzato alla valutazione delle prestazioni anche del personale nell’ambito del Snpa.
L’approccio di tipo ecologico che introduce la direttiva quadro Acque 2000/60/CE, recepita in Italia dal decreto legislativo 152/2006 “Norme in materia ambientali”, mira all’integrazione dei risultati ottenuti dal monitoraggio chimico con quelli ottenuti dal monitoraggio biologico e prevede la definizione di obiettivi ecologici sulla base dello stato delle comunità animali e vegetali e degli ecosistemi nel loro complesso.
Gli elementi biologici che rappresentano i diversi livelli trofici dell’ecosistema presi in esame dalla direttiva sono le Diatomee bentoniche (fitobenthos), le Macrofite acquatiche e Macroinvertebrati bentonici e la Fauna ittica.
L’utilizzo degli indicatori biologici, quali per esempio i Macroinvetebrati bentonici, nella classificazione dei corpi idrici attraverso il confronto tra la comunità bentonica rilevata nel corpo idrico monitorato e quella del corpo idrico di riferimento (rapporto di qualità ecologica, RQE) deve essere sostenuto da un dato per il quale sono stati stimati i livelli di incertezza associati alle diverse fasi di analisi (es: campionamento, identificazione e conteggio Taxa).
Per questo tipo di comunità nel monitoraggio biologico la qualità finale del dato è strettamente connessa all’abilità dell’operatore nella fase di analisi successiva al campionamento: l’identificazione tassonomica e il conteggio dei taxa.
Un percorso possibile per rendere minima l’influenza del operatore sul livello di attendibilità e sulla precisione del dato è quello di organizzare circuiti intelaboratorio tra il personale che svolge il monitoraggio ambientale mediante l’utilizzo di indicatori biologici.
In quest’ottica il Cisba e Ispra, in collaborazione con Arpae Emilia-Romagna, hanno intrapreso dal 2012 un percorso di organizzazione di circuiti interlaboratorio finalizzati alla valutazione della prestazione in relazione alla sola fase di analisi degli organismi, facendo riferimento a quanto indicato nelle norme europee UNI EN 14996:2006, UNI EN 16101:2012 e UNI CEI EN ISO/IEC 17043:2010. L’organizzazione del circuito interlaboratorio si basa sull’utilizzo di un gruppo di indipendente (Expert Panel – EP), che redige una lista di riferimento da confrontare con il risultato dei singoli partecipanti.
I sei anni successivi sono stati caratterizzati da un progressivo impegno nel migliorare il modello di esercizio individuando i passaggi critici da correggere per affinarlo, allo scopo di avvicinarsi meglio ai criteri di omogeneità che devono essere assicurati.
Nel settembre del 2017 sono state pubblicate le Linee guida Ispra 153/2017 Qualità del dato nel monitoraggio biologico: macroinvertebrati delle acque superficiali interne che descrivono la procedura generale per l’organizzazione di confronti interlaboratorio sul benthos nei fiumi e che ha come scopi:
– l’avvio di un percorso per giungere alla validazione dei dati ai fini della classificazione dei corpi idrici
– verificare la capacità del personale preposto all’esecuzione del metodo garantendo un percorso di assicurazione del dato
– armonizzare i comportamenti in campo dei diversi gruppi nazionali per garantire comparabilità dei dati come richiesto dalla direttiva
– individuare e definire una procedura generale per l’organizzazione di specifici confronti interlaboratorio per gli Expert Panel mediante la definizione di compiti specifici e regole di comportamento condivise.
Non di meno la progettazione di circuiti interlaboratorio è un tassello importante di un percorso che mira alla qualifica del personale che si occupa di monitoraggio ambientale biologico, in parallelo a un percorso di formazione e aggiornamento in continuo.
A cura di Alessandra Agostini, Arpae Emilia-Romagna