“Quali bonifiche in Campania? L’esperienza della Terra dei fuochi” è il titolo di un convegno organizzato da UniPegaso lo scorso 7 giugno nella sede dell’università telematica al Centro direzionale di Napoli. L’incontro è servito anche a illustrare i risultati delle indagini ambientali condotte da Arpa Campania, insieme agli altri soggetti del gruppo di lavoro istituito con la legge 6 del 2014, su questo territorio composto da 90 comuni delle province di Napoli e Caserta.
«Si tratta», ha ricordato il commissario straordinario Arpac Stefano Sorvino, «di un territorio caratterizzato da un’intensa presenza malavitosa, responsabile di interramenti di rifiuti speciali e pericolosi. Tuttavia, quando si parla di Terra dei fuochi ci si riferisce anche a fenomeni non necessariamente gestiti dalla criminalità organizzata e più diffusi, ad esempio l’abbandono di rifiuti lungo le strade oppure la combustione degli scarti, i cosiddetti “fuochi” appunto».
Il commissario ha sottolineato che la legge 6 del 2014, pensata per indagare gli effetti di questi fenomeni sullo stato dell’ambiente, è l’unica norma nazionale che attribuisce direttamente compiti a una singola agenzia ambientale regionale. L’Arpa Campania ha collaborato, e sta continuando a lavorare, al campionamento e al censimento dei terreni agricoli a rischio, fornendo quei dati che in alcuni casi (per fortuna un’esigua percentuale dei terreni finora indagati) hanno portato a vietare i terreni per le coltivazioni di prodotti agroalimentari.
Al direttore tecnico dell’Agenzia, Marinella Vito, è spettato il compito di spiegare il modello scientifico utilizzato per valutare i terreni. E’ stato necessario elaborare un modello ad hoc perché nel nostro ordinamento non sono stati ancora introdotti i regolamenti sulle bonifiche dei suoli agricoli e sull’utilizzo delle acque per uso irriguo. In altre parole non sono stati determinati i limiti di concentrazione degli inquinanti, oltre i quali vietare i terreni per la coltivazione di alimenti e impedire che le acque di falda vengano usate per irrigare le colture.
«Nel vuoto della normativa», ha osservato Sorvino, «il modello elaborato dal gruppo di lavoro “Terra dei fuochi” potrebbe servire da esempio su scala nazionale e da base per i regolamenti da approvare. Ancora una volta – ha proseguito il commissario Arpac – la Campania, a partire da emergenze, si propone come laboratorio per innovare il nostro ordinamento, come accaduto ad esempio dopo l’alluvione di Sarno».
Bisogna del resto ricordare che le bonifiche in Campania non riguardano soltanto i siti oggetto di una cattiva gestione dei rifiuti e non riguardano solo la Terra dei fuochi. Gli unici siti di interesse nazionale (Sin) al momento esistenti nella regione sono Bagnoli-Coroglio e Napoli Est, caratterizzati piuttosto da un passato industriale. E anche nella cosiddetta “Terra dei fuochi”, come ha ricordato il direttore tecnico Arpac, in realtà i siti potenzialmente contaminati censiti sono in maggioranza siti interessati da attività produttive.
Quante bonifiche sono state concluse in Campania? Dati alla mano, la percentuale di procedimenti conclusi è minima, ma bisogna tener presente che, per legge, il soggetto obbligato a procedere è il proprietario dei terreni. Solo in caso di inerzia di questi, subentrano le competenze dei Comuni ed eventualmente della Regione. Perlomeno fino all’introduzione del reato di omessa bonifica, con la legge 68 del 2015, non esistevano molti strumenti per spingere i privati all’azione. All’agenzia ambientale spetta, ovviamente, un ruolo di controllo.
Nel corso dell’incontro, introdotto dal dg UniPegaso Elio Pariota e dal coordinatore della Commissione Ambiente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Napoli, Francesco Pirozzi, è intervenuto anche Claudio Marro, dirigente Arpac responsabile della UOC monitoraggi e controlli, che ha delineato nei dettagli i risultati delle indagini finora svolte in Terra dei fuochi (il gruppo di lavoro, coordinato dai Carabinieri forestali, comprende un pool di istituzioni tra cui Ispra). Tutti i risultati di questo lavoro sono illustrati in un’apposita sezione del sito Arpa Campania.