Nel prossimo mese lo sviluppo del giovane Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente vivrà uno “scatto di crescita” per certi versi decisivo. Non siamo all’impatto che potrebbe avere uno dei tanto agognati Dpcm attuativi della L. 132/2016, ma poco ci manca.
Il motivo? Le diverse componenti Snpa si impegneranno formalmente per entrare in punta di piedi nella Space Economy. Uno spazio – è proprio il caso di dirlo – in cui realizzare prodotti operativi omogenei per tutto il Sistema.
Parliamo di questa occasione con il prof. Andrea Taramelli, delegato nazionale presso lo User Forum Europeo a cui chiediamo un breve riassunto delle attività che negli ultimi anni hanno portato a questo punto: “Tutto nasce da Copernicus, il programma europeo di osservazione della Terra – spiega il prof. Taramelli – dedicato a monitorare il nostro pianeta e il suo ambiente. Offre servizi di informazione a valore aggiunto ottenuti da osservazione satellitare e dati in situ, organizzati in sei categorie: Atmosfera, Ambiente marino, Territorio, Cambiamenti climatici, Sicurezza, Emergenze. Per utilizzare al meglio questa mole di dati e di informazioni senza precedenti, all’interno del Piano strategico Space Economy è stato creato il programma nazionale a supporto dei servizi operativi nazionali “Mirror Copernicus”, recentemente integrato con nuove risorse nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Inoltre la Presidenza del Consiglio dei Ministri si è dotata di uno strumento, il Forum Nazionale degli Utenti Copernicus, costituito dai rappresentanti delle diverse comunità di utenti che coordinano e raccolgono le istanze delle diverse comunità”.
In che modo il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente è coinvolto in questo processo?
“Come Ispra è stato firmato un accordo quadro con il Ministero dello sviluppo economico, il Consiglio si è già impegnato ufficialmente e da anni centinaia di tecnici in tutta Italia hanno approcciato, con formazione specifica e sempre crescente utilizzo, ai prodromi dei servizi che Copernicus può offrire. Adesso bisogna formalizzare tutto il lavoro svolto finora e avviare la strada per la costruzione, l’ottimizzazione, la sistematizzazione e la diffusione dei prodotti, tutti finalizzati al miglioramento della qualità della vita dei cittadini europei”.
Nel dettaglio, quali sono le possibilità a disposizione di ogni componente Snpa?
“I Direttori generali devono scegliere come vogliono che le singole Agenzie si approccino al tema, non soltanto adesso, ma anche in previsione dei prossimi nove anni: tanto dura infatti il finanziamento attuale, e se lavoreremo bene, come penso faremo, avremo dei prolungamenti. L’opzione più facile, ma meno affascinante, è quella di non fare assolutamente nulla. Fra quattro anni, quando cioè saranno pronti i prodotti, si potrà usufruire del lavoro svolto dagli altri, senza possibilità di variarli. La via intermedia è quella di individuare qualcuno che conosca il sistema dei servizi, fornisca requisiti e validi i prodotti preparati dagli altri durante la loro lavorazione; non si sarà protagonisti al 100% dello sviluppo, ma si potrà comunque influenzarlo. L’ultima via, quella sostenuta dai finanziamenti del Ministero dello Sviluppo economico, è più operativa: il Direttore si impegna ad assumere risorse da dedicare allo sviluppo di servizi e prodotti, che saranno realizzati secondo i propri desiderata e saranno resi a tutto Snpa”.
Quali sono i servizi e i prodotti su cui bisognerà lavorare?
“È stata fatta una ricognizione di esperienze condivise nell’ambito del Snpa e delle sue componenti nell’ambito dello User forum nazionale, per l’identificazione di fabbisogni e requisiti di servizi operativi di Osservazione della Terra, nonché per l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di alcuni di tali servizi (ad esempio, Idrometeoclima, Qualità dell’aria e Habitat mapping – che include Copertura ed uso del suolo per il Rapporto nazionale su consumo di suolo – e servizi ecosistemici nell’ambito dell’Accordo quadro fra ASI-l’Agenzia spaziale italiana e ISPRA). Altre idee ed esigenze usciranno durante il cammino e il confronto anche con i partner privati, che inizieranno ad affiancarsi allo sviluppo di questi temi sei mesi dopo la parte pubblica. Bisogna però tenere ben presenti due aspetti: il primo riguarda la titolarità del servizio, che in ogni caso resterà in mano pubblica. Il secondo elemento è l’Infrastruttura tecnologica abilitante, realizzata in collaborazione con Infn, che dovrà rispondere ai nostri requisiti e sarà a disposizione di tutti i flussi informativi in campo ambientale: servizi cloud, storage e centro di calcolo già finanziati”.
Per ulteriori informazioni è possibile scrivere a copernicusufn@isprambiente.it.