Tra tanti tipi di dati esiste un “dato di fatto”: i dati non sono sempre così facili da comprendere. Perché, essendo il frutto di una sinergia di elementi, il dato è di per sé un linguaggio a parte, fatto soprattutto di numeri o codici strutturati ad hoc, un linguaggio che non tutti capiscono “al volo”.
Molto spesso i non “addetti ai lavori”, qualunque sia la materia in oggetto, sono costretti a scartabellare una serie di siti web per cercare di tradurre i dati in un linguaggio comune: è solo a quel punto che questa materia oscura diventa significato e quindi elemento comprensibile. Ed è proprio l’estraneità del dato, soprattutto quello scientifico, che nella maggior parte dei casi allontana il lettore facendo sì che alcune materie restino ostili se non addirittura sconosciute.
Eppure i processi in atto legati alle politiche ambientali sono molti, così come sono tanti gli argomenti ai quali da più parti si chiede conto: economia circolare, sostenibilità ambientale, consumo di suolo, cambiamenti climatici… solo per citarne alcuni.
Non solo. È la stessa normativa europea che raccomanda la partecipazione e la co-partecipazione della società civile e delle istituzioni ad una maggiore informazione ambientale, utile anche per combattere possibili fake news, a stroncare la disinformazione o le notizie parziali ed insufficienti.
In tema di dati ambientali appare fondamentale il ruolo del Sistema nazionale per la protezione ambientale che, mutuando quanto stabilito dalla legge istitutiva, garantisce la divulgazione e la condivisione, in tempo reale, dei dati e delle informazioni geografiche e territoriali. Si tratta di un’offerta senza eguali dedicata a tutti coloro che sono interessati a trarre informazioni sui temi più importanti che riguardano l’ambiente italiano.
Per far sì che quanto prodotto dall’Snpa sia davvero fruibile a tutti, sono nate alcune iniziative che hanno visto il coinvolgimento di ricercatori, analisti, divulgatori scientifici, giornalisti e quant’altro. Tra queste la newsletter AmbienteInforma e il sito EcoAtl@nte, solo per citarne alcune.
Anche se in modalità differente fanno tutti parte di uno sforzo unitario organizzato per coniugare i saperi scientifici e la divulgazione, così che chiunque possa farsi strada nei meandri della scienza senza necessariamente farne parte.
Occorre ricordare che questi contenuti scientifici sono il prodotto di molte facce, perché dietro ad ogni dato c’è un metodo, un percorso, un processo a volte lungo e complicato, e soprattutto c’è il grande lavoro dei ricercatori che ogni giorno sia sul campo che dietro lo schermo di un computer mettono a disposizione il proprio “sapere” per costruire lo “stato delle cose” dell’ambiente italiano.
Non è cosa da poco, considerando che grazie alla diffusione dei dati scientifici, i tecnici, i ricercatori e gli scienziati hanno di fatto la possibilità di accrescere, armonizzare ed usufruire degli stessi “saperi” prodotti e condivisi.
Allo stesso tempo non è più discutibile l’importanza del coinvolgimento dei cittadini nelle scelte politiche e sociali, le uniche che di fatto possono aiutare a modificare “quello stato delle cose” che troppo spesso non può più continuare allo stesso modo.
Dopotutto le informazioni e le spiegazioni si danno quando sono necessarie, per questo l’inclusività dei dati è snodo essenziale per quei processi politici e sociali finalizzati ai cambiamenti chiesti a gran voce sia dall’opinione pubblica che dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nonché dal Green Deal, il Patto verde europeo che ha come obiettivo la neutralità climatica in Europa entro il 2050.
Occorre tenere presente però che i dati non sono un punto di arrivo. Come se fossero un treno in continuo movimento, sono parte di un processo in continua fluttuazione che non si può fermare: sono quindi arrivo e partenza, punto e a capo. All’interno di questo processo diventa fondamentale facilitare la condivisione dei dati e fornire anche strumenti di accesso ai dati stessi per il loro riutilizzo a sostegno di una corretta informazione ambientale.
Perché se è vero che una piena transizione ecologica passa anche attraverso la diffusione e la comprensione dei dati, questa è la direzione da seguire… senza indugiare un minuto di più.
EcoAtl@nte – I dati. Componi la tua mappa
Adriana Angelini e Alessandra Casali, Ispra