La mole di dati raccolti, racchiusi nell’Annuario dei dati ambientali della Toscana 2024, rappresenta un “termometro” importante per misurare lo stato di salute ambientale nella nostra regione. Per questo, ARPAT ha dedicato l’intera mattinata di lunedì 28 ottobre 2024 alla presentazione dell’informazione ambientale costruita grazie al lavoro quotidiano del personale che svolge il monitoraggio e il controllo sulle principali matrici ambientali.
Dalla lettura dei dati ambientali, emerge un quadro in evoluzione dello stato di salute dell’ambiente toscano – ha commentato Pietro Rubellini, direttore generale ARPAT-che risente ormai da qualche anno degli effetti dovuti al cambiamento climatico, determinando uno stress di alcuni comparti ambientali.
Gli indicatori del comparto acqua, essendo uno tra i più delicati –evidenziano una tendenza al peggioramento delle condizioni naturali. Le cause sono da ricercarsi nella scarsa permanenza dell’acqua nei suoli e nella diminuzione della ricarica degli acquiferi, entrambi fenomeni imputabili al cambio del regime delle precipitazioni concentrate e intense.
Il direttore tecnico, Marcello Mossa Verre, con riferimento alla situazione delle acque, sottolinea che, a livello regionale, si registra qualche lieve miglioramento ma raggiungere gli obiettivi previsti dalle norme di riferimento, risulta sempre più complesso. Infatti, per raggiungere la classe di qualità “buona”, traguardo slittato nel tempo, ancora oggi, sarebbero necessari sforzi e impegni difficilmente realizzabili. Con maggiore facilità, sono state risollevate le situazioni più critiche, portando la qualità di alcuni corsi d’acqua in classe sufficiente.
Questa situazione è dovuta a vari fattori. Infatti, sui corpi idrici superficiali incidono molte componenti, non ultimi gli effetti dei cambiamenti climatici. Prendiamo lo stato ecologico delle acque superficiali, definito principalmente sulla base dello stato di salute di alcuni indicatori biologici (organismi acquatici quali macroinvertebrati, macrofite, diatomee e fauna ittica), questo risente anche della quantità di acque che transita nei corsi d’acqua. I fiumi toscani hanno un regime torrentizio, quindi, sono molto sensibili agli eventi meteorologici. Il cambiamento climatico ha tra i suoi effetti le cosiddette “bombe d’acqua”, ovvero precipitazioni intense, del tutto anomale, in grado di “gonfiare” in breve tempo i corsi d’acqua superficiali provocando danni alla biodiversità presente nell’alveo.
Per quanto attiene, invece, allo stato chimico delle acque superficiali, possiamo dire che la classificazione di buono o non buono di un corpo idrico risente della presenza di taluni inquinanti ma è influenzata anche dalle tecniche analitiche che migliorano con metodiche sempre più aggiornate e attrezzature sempre più sofisticate in grado di ricercare piccole quantità di ” nuovi inquinanti”, oltre ad inquinanti più tradizionali.
In ogni caso, la rete di monitoraggio, in Toscana, è ormai datata. Era stata concepita concentrando gran parte dei punti di monitoraggio a valle nei corpi idrici superficiali e, quindi, nelle zone maggiormente antropizzate ma, attualmente, sono emerse altre necessità che hanno portato l’Agenzia insieme alla Regione Toscana ad avviare una riprogettazione della rete in grado di garantire una maggiore rappresentatività dei punti di prelievo rispetto all’intero corso dei fiumi e favorire l’accesso in sicurezza agli stessi da parte del personale.
Guardando al mare, possiamo dire che, nel complesso, sta bene; si registra un miglioramento lento nonostante la presenza di sostanze inquinanti persistenti, come il mercurio.
Le acque sotterranee sono “controllate speciali”, infatti, monitorate in modo costante, soprattutto per la verifica della presenza di contaminanti “emersi” negli ultimi anni, come ad esempio, i cosiddetti PFAS. La situazione, ad oggi, risulta sotto controllo, senza particolare preoccupazione, ma il monitoraggio dovrà essere garantito con continuità.
La seconda parte della giornata è un momento di confronto; una tavola rotonda, che ha visto dialogare le associazioni ambientaliste, il mondo del lavoro, rappresentato dal mondo dell’industria e dell’agricoltura, il sindacato e ISDE – Medici per l’ambiente, affrontando uno dei temi più “delicati” di questo momento: l’acqua. Infatti, il cambiamento climatico incide sulla quantità e qualità delle acque, già impattate dalle attività antropiche.
L’auspicio è quello di lavorare tutti insieme per la conservazione quantitativa e qualitativa di questa preziosa risorsa.
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