La presentazione del nuovo Annuario dei dati ambientali della Toscana è stata l’occasione per organizzare una tavola rotonda sul tema dell’acqua, a tutto tondo, dove si sono confrontati il mondo imprenditoriale, agricolo, il sindacato, l’associazionismo ambientalista e Isde – medici per l’ambiente.
Tutti concordi nel ritenere che il recupero e il riutilizzo siano pratiche fondamentali per affrontare le situazioni di scarsità idrica ma, al tempo stesso, che non siano sufficienti. Il problema della gestione della risorsa idrica richiede la collaborazione stretta di tutti i soggetti coinvolti e una pianificazione degli interventi strutturali (invasi, casse di espansione, dissalatori, moderni impianti di depurazione, ecc) da realizzare nel più breve tempo possibile.
Le buone pratiche esistenti in Toscana, pensiamo al distretto tessile di Prato e a quello cartario di Lucca, rimangono esempi a cui rifarsi e da realizzare anche in altre realtà produttive regionali; infatti, in queste aree industriali si riutilizzano le acque e si punta anche al risparmio della risorsa idrica.
Non meno interessanti, le buone pratiche proposte dal mondo agricolo, che punta a rivitalizzare i tanti bacini d’acqua, piccoli e medi, esistenti nella campagna toscana. Questi possono essere di grande aiuto per irrigare in momenti di siccità ma non possono rappresentare le uniche misure da adottare. Le aziende agricole devono anche avvalersi di tecnologia innovativa in grado di risparmiare risorsa idrica.
Il sindacato, in rappresentanza di Cisl, Cgil e Uil, ritiene che la crisi climatica in corso rappresenti, per il mondo del lavoro, un momento di trasformazione da gestire per riqualificare lavoratori e lavoratrici che andranno a perdere il proprio lavoro ma anche da valutare come un’opportunità per la creazione di nuova occupazione da impiegare nel contrasto ai cambiamenti climatici e all’inquinamento ambientale. Per questo, il sindacato sostiene la necessità di nuove, e maggiori, assunzioni in enti come ARPA Toscana.
Le associazioni ambientaliste ritengono che sia necessario un’attività sinergica per individuare tutti gli interventi strutturali da realizzare sul territorio comprese tutte le soluzioni “basate sulla natura”. Alcuni esempi possono essere la corretta gestione delle foreste e la riqualificazione di alcune aree urbane trasformando in aree “spugna”.
Oltre a ciò, bisogna sensibilizzare tutti i cittadini al risparmio e riutilizzo della risorsa idrica; il tema non può rimanere confinato al mondo produttivo ma deve investire l’opinione pubblica.
Oltre al recupero e al riuso, un altro argomento discusso è stato l’inquinamento da PFAS. Il mondo produttivo toscano, in assenza di una normativa di riferimento, si è già attivato per monitorare se, e quanto, alcuni distretti produttivi, come il tessile e il cartario, utilizzino queste sostanze, che, al momento, nella nostra regione, sembrano essere sotto controllo.
L’auspicio, soprattutto da parte di Isde-Medici per l’ambiente, è che l’Unione europea, quanto prima, approvi una normativa stringente che disciplini queste sostanze in un’ottica di massima protezione delle persone e dell’ambiente, seguendo il principio “one health” che vuole salute umana e ambientale strettamente connesse.
Il momento di confronto ha trovato il suo approdo finale nel tema dei migranti climatici. I cambiamenti climatici ed i suoi effetti, come la siccità ma non solo, rendono impossibile vivere in certe aree del Pianeta. La fuga diventa, quindi, un diritto che deve essere riconosciuto alle persone in cerca di una vita normale, non possibile nei loro paesi d’origine.