Morbillivirus e livelli di DDTs e PCBs notevolmente elevati in dieci tursiopi analizzati, dei 40 sinora spiaggiati lungo le coste toscane nel 2019, più della metà dei quali nei mesi di luglio e agosto.
In Toscana, grazie all’Osservatorio Toscano per la Biodiversità, ormai ogni spiaggiamento non sfugge più alla rete coordinata dalla Regione con ARPAT, la Direzione Marittima, l’Università di Siena, e gli oltre 60 partner, sia pubblici che privati, oltre alle associazioni ambientaliste. L’Osservatorio garantisce la sorveglianza h24, grazie anche ad una convenzione triennale aperta con le tre Università toscane, per monitorare la biodiversità marina, coordinata dall’Università di Siena con il supporto di ARPAT.
Nello specifico, solitamente la specie più colpita è la stenella striata, seguita dal tursiope, il delfino piuttosto grande di colore grigio, lungo fino a tre metri che visita le nostre coste entro poche miglia. Per il 2019, tra quelli morti, si elencano in totale 20 tursiopi, 11 stenelle, 1 capodoglio, un grosso cetaceo non identificato e 3 delfini non identificabili a causa dell’avanzato stato di decomposizione. Bisogna anche sottolineare che molte carcasse, compresa quella del capodoglio, hanno galleggiato a lungo in mare aperto, per poi spiaggiarsi per effetto delle correnti lungo le nostre spiagge.
La lunga serie storica di dati riguardanti la nostra regione (a partire dal 1986) (vedi andamento spiaggiamenti e avvistamenti 2008-2018) ci indica che ogni anno in toscana si spiaggiano mediamente 18 individui, di cui circa il 20% in buone condizioni, ed utili quindi al fine di essere esaminati nel dettaglio grazie al lavoro dei veterinari dell’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana (IZSLT), sez. di Pisa, che forniscono una relazione sanitaria annuale sulle probabili cause di morte pubblicata sul sito regionale e su quello di ARPAT.
Il 58% degli spiaggiamenti del 2019 è avvenuto nel periodo estivo (1 giugno-11 agosto). Per vedere dove sono stati registrati e quali sono gli esiti degli esami e delle indagini è possibile consultare una mappa interattiva – ed in continuo aggiornamento – che raccoglie tutti i dati relativi all’estate in corso.
Dai rilievi analitici risulta un’importante positività per il Morbillivirus dei cetacei (CeMV); infatti tutti e 4 i soggetti esaminati sono risultati positivi al virus. Il CeMV colpisce soltanto i cetacei risultando quindi patogeno solo per questi animali.
Le indagini istologiche ed in parte quelle batteriologiche risultano ancora in corso ma i dati preliminari sembrerebbero confermare il sospetto diagnostico per CeMV.
Il riscontro di morbillivirus nei mammiferi marini spiaggiati in Toscana non è una novità; già nel 2013 e ancora nel 2017 si è assistito ad importanti epidemie di tale virosi che però hanno interessato principalmente la specie stenella striata.
Ulteriori indagini di epidemiologia molecolare, per stabilire un’eventuale correlazione tra le epidemie del 2013 e del 2017, sono in corso da parte dellI’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana (IZSLT) e, per altri casi in altre regioni, da parte del Centro di Referenza Nazionale per la diagnosi dei Mammiferi marini spiaggiati (C.Re.Di.Ma) presso l’IZS del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
Dieci tursiopi analizzati risultavano tutti con livelli di DDTs e PCBs notevolmente elevati. I PCBs erano sopra i livelli medi riscontrati in questa specie in Mediterraneo sia su esemplari spiaggiati che su esemplari vivi e in libertà, i cosiddetti “free ranging”. Inoltre tali livelli erano tutti sopra il limite di effetto di immunosoppressione. Tale dato conferma la stretta correlazione tra la rilevante presenza di xenobiotici immunotossici e il morbillivirus, indicando questi contaminanti come una concausa assolutamente determinante nel decesso degli esemplari.
Testo di Cecilia Mancusi – ARPAT Livorno, Letizia Marsili – Dipartimento di Scienze Fisiche Terra e Ambiente – Università di Siena e Giuliana Terracciano – Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Lazio e Toscana, sezione di Pisa
in merito ai delfini morti nell’arcipelago non ci può essere una correlazione con i fusti di prodotti cadati in mare dalla nave cargo Venezia nelle acque tra Livorno e l’isola di Gorgona?
Si è poi saputo cosa contenessero e verificato (in quelli recuperati) della corrispondenza dei prodotti rilevati con quelli dichiarati?
No, le sostanze ritrovate nei delfini sono inquinanti persistenti ormai vietati da decenni. Assai diversi da quelli dei bidoni della motonave Venezia, qui può trovare info su quel caso http://www.arpat.toscana.it/temi-ambientali/acqua/bidoni-tossici-a-largo-della-gorgona