Sono chiamate “specie aliene”. Si tratta di piante e animali (ma anche funghi e batteri) che migrano e raggiungono nuove aree, dando spesso un formidabile contributo a scombussolare gli ecosistemi. Le “specie aliene” sono uno dei fattori che sta portando alla rapida riduzione della biodiversità (ovvero del numero di specie) del pianeta Terra. Attenzione a quell’aggettivo, rapida. Perché le migrazioni di specie sono sempre avvenute e, speriamo, sempre avverranno nella biosfera terrestre. Esse sono uno dei fattori di arricchimento e non di erosione della biodiversità. Ma ora queste migrazioni avvengo a un ritmo, appunto, rapido. Troppo rapido. Cosicché gli ecosistemi non hanno il tempo di adattarsi e nella nuova situazione molte specie autoctone soccombono. [sul tema vedi anche gli articoli apparsi su questo tema su AmbienteInforma]
Tra le cause delle “migrazioni rapide” di specie c’è il cambiamento del clima. Perché, ovviamente, clima e biodiversità sono strettamente correlati. Poiché il clima sta cambiando, rapidamente appunto rispetto ai tempi biologici, molte specie viventi migrano. (…) Il traffico marittimo non è davvero poca cosa. Perché le statistiche sul commercio internazionale ci dicono che con quasi 11 miliardi di tonnellate di merce trasportate da un porto all’altro del pianeta, sono le navi il principale mezzo con cui le merci viaggiano, siano esse materie prime o prodotti industriali lavorati. Il traffico delle navi aumenta da alcuni decenni al ritmo del 3% annuo. Tutto bene se non fosse che le navi trasportano involontariamente con loro anche microorganismi e alghe “aliene” che poi “scaricano” nei luoghi di arrivo. Alcune di queste specie risultano aggressive per la specie native e causano, di conseguenza, una notevole erosione della biodiversità locale. Pietro Greco approfondisce gli effetti di queste “migrazioni” in un articolo su Micron.