Dopo 3 notti consecutive in cui non si era più registrata alcuna emersione, nella serata di sabato 31 agosto 2019 gli esperti hanno proceduto ad aprire il nido di tartaruga marina Caretta caretta a Rimigliano.
Le operazioni di apertura del nido sono state effettuate, per conto dell’Osservatorio Toscano per la Biodiversità (OTB) della Regione Toscana, dagli esperti di ARPAT, Università di Siena, Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio Toscana sede di Pisa, Centro Recupero Tartarughe Marine di Talamone, associazione Tartamare, WWF, con la collaborazione di numerosi volontari ed il prezioso supporto della Capitaneria di Porto.
Molto prezioso il ruolo dei volontari formati dagli esperti di OTB e coordinati sul posto dal WWF che hanno dato la disponibilità per sorvegliare il nido fin dal 42° giorno dalla deposizione.
Le operazioni di scavo (iniziate alle ore 21.30 e concluse alle 23.30), hanno portato alla luce lacamera del nido dalla quale sono state rinvenute 121 uova totali ed una tartaruga morta.
Per la precisione 88 erano uova che si erano schiuse nei giorni precedenti, 30 uova non schiuse, 2 tartarughe morte ancora in parte all’interno dell’uovo e 1 uovo aperto ma non sviluppatosi.
Tenendo in considerazione che una tartaruga uscita dall’uovo è morta in risalita, 87 è il numero totale di piccoli emersi e che hanno raggiunto il mare tra domenica 25 e mercoledì 28 agosto, facendo registrare un successo riproduttivo del nido pari al 72%.
Tutto il materiale raccolto è stato preso in consegna dalla veterinaria dell’IZSLT di Pisa che eseguirà gli esami anatomo patologici, virologici e batteriologici sugli esemplari morti; il materiale sarà poi distribuito ai vari soggetti scientifici che fanno parte della rete OTB per l’approfondimento di alcune analisi.
Un aspetto fondamentale del monitoraggio dei nidi di tartarughe è quello della registrazione delle temperature di incubazione delle uova; la temperatura dell’intero periodo di deposizione può essere utile per capire il generale andamento dello sviluppo embrionale e se ci sono stati eventuali fenomeni di potenziale disturbo dello stesso, rappresentati magari da un abbassamento od innalzamento eccessivo ed anomalo della temperatura.
A questo scopo ARPAT ha posizionato in prossimità della camera del nido, a circa 40 cm di profondità, due piccoli strumenti che hanno registrato in continuo ed acquisito ogni mezz’ora il dato della temperatura della sabbia.
L’andamento generale di tutto il periodo di incubazione (a partire dal 20 luglio, poiché al momento della deposizione il 9 luglio non era stato possibile posizionare lo strumento) è mostrato nella figura.
La temperatura media registrata è circa 30 °C, sia per l’intero periodo che per il secondo terzo dell’incubazione, con un massimo di 31,6 °C ed un minimo di 24°C. È piuttosto evidente un calo di temperatura in corrispondenza del 29 luglio quando si è registrato un breve periodo di mal tempo lungo tutto il litorale toscano.
Registrare la temperatura può essere anche utile per fare previsioni sulla possibile data di schiusa, o meglio individuare un periodo più probabile in cui questa possa avvenire.
Con questa temperatura la previsione, secondo un approccio basato su bibliografia disponibile, aveva mostrato un periodo di maggiore probabilità di schiusa compreso tra il 52° giorno (29 agosto) ed il 57° giorno (3 settembre).
In realtà la schiusa è avvenuta in anticipo ed in maniera piuttosto rapida (48° giorno, 25 agosto) rispetto a quello che ci aspettavamo, senza nemmeno mostrare i “classici” segnali pre-schiusa, come ad esempio la formazione del cratere sulla superficie della sabbia almeno 24 ore prima dell’uscita della prima tartaruga dalla sabbia. Dal leggero avvallamento della sabbia in superficie alla prima uscita sono passate invece pochissime ore.
Si sottolineano comunque tutti i limiti e le incertezze delle considerazioni fatte, soprattutto legate ai seguenti fattori:
- le pubblicazioni consultate (fondamentalmente Matsuzawa et al, 2002; Morosovsky, 1980 e Miller et al,2003) si riferiscono a dati giapponesi e americani. Risulta quindi quantomeno impreciso utilizzare lo stesso approccio e le stesse equazioni per il calcolo della durata di incubazione con i dati Mediterranei, Italiani e, ancor più, toscani. I valori che gli autori utilizzano per alcuni parametri costanti andrebbero quanto meno ricalcolati sulla base di statistiche italiane (quelle toscane disponibili sono ancora troppo poco utili perché in numero estremamente limitato);
- le condizioni ambientali (temperature, umidità, caratteristiche delle spiagge, tipologia delle sabbie, precipitazioni, ecc.) possono differire anche notevolmente dalle nostre.
In ogni caso anche questa estate 2019 è stata straordinaria per l’Osservatorio Toscano della Biodiversità e per la Toscana in generale con ben 4 nidificazioni di tartarughe caretta caretta; oltre a questa di Rimigliano (nel comune di San Vincenzo), restano ancora sotto sorveglianza i nidi di Marina di Grosseto (Le Marze) e Castiglione della Pescaia (Riva del Sole). Il nido presso il Bagno Aurora a Marina di Cecina è stato invece aperto la notte dell’8 settembre 2019 dagli esperti per conto dell’Osservatorio Toscano della Biodiversità ed erano presenti 112 uova non schiuse. La causa dell’insuccesso di questo nido sarà oggetto di indagini successive.
Ricordiamo il video realizzato da ARPAT per spiegare l’attività di monitoraggio delle tartarughe marine in Toscana
Testo di Cecilia Mancusi