Nel 2017 la Campania è al terzo posto, tra le regioni italiane, per superficie boschiva distrutta dal fuoco. A luglio le foto del Vesuvio in fiamme hanno fatto il giro del mondo.
Dell’estate 2017 resta, in Campania, l’immagine del Vesuvio avvolto in un’enorme colonna di fumo, come in un’eruzione. Secondo le stime fornite a fine luglio dal ministero dell’Ambiente, le fiamme hanno colpito a luglio circa 1600 ettari sull’intero complesso vulcanico Somma-Vesuvio. Dal 10 al 16 luglio la fase più acuta, che ha richiesto l’intervento di Canadair di rinforzo dalla Francia, in aggiunta a quelli italiani già impegnati nello spegnimento delle fiamme.
Secondo Legambiente, la Campania è risultata al terzo posto, tra le regioni italiane, per superficie boschiva distrutta dal fuoco nel 2017. Più di 19mila ettari di patrimonio forestale sono andati in fumo in questa regione (dati aggiornati a fine ottobre). È andata peggio solo in Sicilia, dove gli incendi hanno distrutto più di 42mila ettari di boschi, e in Calabria (circa 35mila ettari inceneriti). Tra le aree più colpite, oltre al Parco nazionale del Vesuvio, figurano il Cilento, i monti Lattari, le oasi Wwf di Agnano (alle porte di Napoli) e di Persano, in provincia di Salerno.
Al momento si registra un solo condannato per i roghi sul Vesuvio, un 25enne di Torre del Greco, responsabile della scomparsa di un solo ettaro di vegetazione, tra le migliaia di ettari devastati. Il piromane si è servito di un banale accendino ed è entrato in azione quando gli incendi erano già in corso. In estate si è discusso di altre possibili origini dolose: all’indomani del disastro, gli inquirenti hanno ipotizzato moventi economici di vario tipo, dall’abusivismo edilizio allo smaltimento illegale dei rifiuti, senza dimenticare gli interessi legati allo spegnimento e alla riforestazione. Queste ipotesi non risultano, al momento, confermate.
Se dietro gli incendi sul Vesuvio c’è un’azione organizzata, è stata indubbiamente favorita dalle condizioni meteo. Arpa Campania ha stimato, in base ai dati della stazione meteo Synop dell’aeroporto di Capodichino, che da maggio a luglio la quantità di pioggia caduta nell’area è stata appena il 10% della media storica 1961-1990. Su AmbienteInforma a fine luglio è stato pubblicato, a questo riguardo, un articolo curato dal dirigente dell’Unità operativa che si occupa di meteorologia.
Gli spettacolari incendi estivi hanno innescato il dibattito sull’adeguatezza delle forze di protezione civile. Nel giorno più nero della crisi, l’11 luglio, risultavano attivi circa centro roghi in Campania, con un dispiego di seicento addetti, tra vigili del fuoco, agenti di polizia, militari e personale di protezione civile. Solo dalla Campania, il Centro aereo unificato della protezione civile ha ricevuto oltre cento richieste di intervento in circa un mese, dal 15 giugno al 16 luglio, alle quali si è risposto, quasi sempre, con l’invio di Canadair. Dal 13 al 15 luglio, i due Canadair inviati dalla Francia sono risultati decisivi per domare le fiamme sul Vesuvio.
Arpac ha seguito gli effetti degli incendi estivi sia con la rete di monitoraggio della qualità dell’aria, che con i laboratori mobili, alcuni dei quali posizionati, nei giorni più critici, proprio nell’area vesuviana. Sul sito dell’Agenzia, nel corso dell’estate, sono stati pubblicati diversi report, in seguito all’emergenza-incendi sul Vesuvio, ma anche in conseguenza di altre situazioni. In particolare, l’Agenzia ha svolto una serie di controlli e monitoraggi a seguito di diversi incendi avvenuti in siti produttivi e depositi nel Casertano (ad esempio a Bellona, Marcianise, Pastorano).
A ottobre, superata l’emergenza incendi, la Regione Campania ha varato due iniziative in tema di protezione civile e contrasto agli incendi. È stato avviato un censimento dei danni subiti dalle aziende per gli incendi boschivi del 2017, e inoltre sono stati stanziati contributi per 45 milioni di euro, a favore dei proprietari di terreni che intendono adottare misure utili alla prevenzione dei roghi. Il bando, intitolato “Sostegno alla prevenzione dei danni arrecati alle foreste da incendi, calamità naturali ed eventi catastrofici”, è ancora aperto (scade il 10 aprile). Ulteriori informazioni sul sito dell’Assessorato regionale all’Agricoltura.
Luigi Mosca – Arpa Campania – l.mosca@arpacampania.it
Oltre a quanto già scritto, andrebbe aggiunto e sottolineato che gli interventi di spegnimento sono sopraggiunti solo una settimana dopo l’inizio dell’incendio, nato da via Vesuvio ad Ercolano il 5 luglio. L’intervento è risultato scoordinato oltre che tardivo (dal giorno 8 luglio vi erano sul posto solo i Vigili del fuoco a presidio dell’Osservatorio Vesuviano e sparuti moduli della SMA e della protezione civile locale), non si conoscevano i luoghi, mancavano finanche le carte topografiche per orientarsi e il direttore delle operazioni di spegnimento non era del posto. Ottimo il lavoro dei Canadair, come del resto si è scritto, ma le unità a terra erano irrisorie per rifinire il lavoro.
Il torrese condannato per aver dato fuoco ad un ettaro di pineta limitrofo alla sua abitazione, è un caso unico nella storia giudiziaria italiana (come del resto per quella degli incendi vesuviani del 2017), questi è stato condannato per intercettazione telefonica, senza essere mai stato colto sul fatto.
Unico fatto reale era lo stato di abbandono dei boschi e della sentieristica che, nonostante i lavori di SMA e Città Metropolitana, pagati profumatamente e rimasti solo sulla carta, non si è riusciti né a prevenire, né ad arginare gli incendi. La teoria dell’attacco criminale al Parco nazionale del Vesuvio è stata intempestiva, fuorviante ed ipocrita, poiché annunciata dal presidente del PNV a soli 3 giorni dall’inizio dell’incendio, l’8 luglio, senza che neanche le indagini iniziassero e, a questo punto, andrebbero spiegate le ragioni e gli interessi di tale presunto attacco, che camorristico non è stato, per ammissione degli stessi Carabinieri e non nasce dalle discariche come qualcuno pure ha sostenuto (gli incendi delle discariche ci sono stati e e pure grandi come quelli di Cava Fiengo l’11 giugno ma spento al momento degli incendi boschivi). Esiste la logica emergenziale, quella sì, ma a questo punto è lo stato che accusa lo stato.