Nei giorni scorsi Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea ha pubblicato i suoi risultati annuali: gli ultimi sette anni sono stati i più caldi mai registrati a livello globale, e il 2021 si colloca al quinto posto assoluto, seguito da 2015 e 2018.
Al contempo, le concentrazioni globali di gas climalteranti sono continuate ad aumentare: i livelli di anidride carbonica (CO2) raggiungono un valore globale annuale medio di colonna di circa 414 ppm, e il metano (CH4) raggiunge un record annuale di circa 1876 ppb.
L’Europa ha vissuto un’estate di estremi con forti ondate di calore nel Mediterraneo e inondazioni in Europa centrale. Prendendo in considerazione l’intero anno, la temperatura del Vecchio Continente è stata solo di 0.1 °C sopra la media 1991-2020, non sufficiente a entrare nei dei dieci anni più caldi, che si sono comunque tutti verificati dopo il 2000, con i sette anni più caldi concentrati fra il 2014 e il 2020.
L’estate europea del 2021 è stata la più calda mai registrata, seppur simile alle precedenti estati più calde del 2010 e del 2018. Giugno e luglio sono stati entrambi i secondi più caldi dei loro rispettivi mesi, mentre agosto è rimasto vicino alla media generale, ma ha assistito ad una notevole differenza tra temperature superiori alla media a sud e sotto la media a nord.
Numerosi sono stati gli episodi estremi con un impatto significativo verificatisi in Europa
durante l’estate 2021. Luglio ha registrato episodi di precipitazioni molto intense nell’Europa centro-occidentale in una regione con suoli prossimi alla saturazione, che hanno causato gravi inondazioni in diversi paesi. Tra questi i più colpiti sono stati la Germania, il Belgio, il Lussemburgo e i Paesi Bassi. La regione mediterranea ha vissuto un’ondata di calore durante il mese di luglio e parte di agosto, con temperature elevate che hanno interessato in modo particolare la Grecia, Spagna e Italia. Il record europeo di temperatura più elevata è stato superato in Sicilia, dove sono stati registrati 48.8°C, di 0.8°C superiore rispetto al precedente, sebbene questo nuovo dato debba ancora essere confermato ufficialmente dalla World Meteorological Organization (WMO). Condizioni di caldo e siccità hanno preceduto eventi di incendi intensi e prolungati, in particolare nel Mediterraneo orientale e centrale, con la Turchia tra i paesi più colpiti, oltre a Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Albania, Macedonia del Nord, Algeria e Tunisia.