Un calo significativo quello registrato dall’Italia nel settore delle emissioni di gas serra. Nel 2020, diminuiscono del 27% rispetto al 1990 (passando da 520 a 381 milioni di tonnellate di CO2) e dell’8,9% rispetto al 2019. Complice sicuramente la pandemia da Covid-19 che due anni fa ha portato a un periodo di blocco delle attività, la diminuzione sembra essere essenzialmente dovuta alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali e alla riduzione dell’uso del carbone. Infatti risultano in crescita nello stesso la quota di energia rinnovabile che raggiunge il 20,4% rispetto al consumo finale lordo, un valore superiore all’obiettivo del 17%, più che triplicata rispetto al 2004, quando rappresentava il 6,3% del consumo finale lordo di energia.
Ma la diminuzione non sembra destinata a continuare: sulla base dei dati disponibili per il 2021, si attende un incremento delle emissioni di gas serra a livello nazionale del 6,8% rispetto al 2020, a fronte di un aumento previsto del Pil pari al 6,5%. L’andamento stimato è dovuto essenzialmente all’aumento delle emissioni, in particolare per l’industria (9,1%) e trasporti (15,7%).
Anche per la produzione di energia, nonostante la riduzione nell’uso del carbone (-35,2%), si stima un aumento del 2,2% a causa degli incrementi per tutti gli altri vettori energetici. L’incremento nei livelli di gas serra stimato per il 2021 rispetto al 2020 è conseguenza della ripresa della mobilità e delle attività economiche, ma non altera il trend di riduzione delle emissioni e di miglioramento dell’efficienza energetica registrato negli ultimi anni.
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