Si è svolta ad Ancona lo scorso dicembre EcoForum Marche, la manifestazione organizzata da Legambiente Marche dedicata al confronto sul tema della raccolta differenziata, sulle sfide future della regione e sulle buone pratiche di gestione dei rifiuti verso un modello di economia circolare delle Marche.
L’evento, giunto alla seconda edizione e patrocinato nell’occasione anche da Arpa Marche, ha ospitato – dopo l’introduzione del Direttore Generale Arpam Giancarlo Marchetti – l’intervento di Massimiliano Boccarossa, tecnico della sezione Regionale Catasto Rifiuti, che ha presentato i dati relativi alla produzione e gestione dei rifiuti urbani in regione.
In particolare la Tabella 1 mostra come la produzione di rifiuti urbani pro capite nelle Marche, che nel corso del triennio 2012 – 2015 aveva registrato valori in diminuzione, abbia nel biennio 2016/2017 subìto un aumento; le cause specifiche, ancora da indagare in dettaglio, vanno però probabilmente ricercate in minima parte nell’inclusione nel calcolo di tipologie di rifiuti precedentemente escluse, e in parte più consistente all’assimilazione di imballaggi industriali e alla ripresa dei consumi successiva alla contrazione dovuta alla crisi economica.
Per quanto riguarda la dotazione impiantistica (vedi l’elenco completo), nelle Marche i RSU indifferenziati sono gestiti, a livello di gruppi di comuni, in 7 bacini dotati di discariche e impianti di trattamento meccanico biologico (TMB), la cui produzione è riepilogata nella Tabella 2.
La dotazione impiantistica regionale specifica per i rifiuti provenienti da raccolta indifferenziata conta attualmente in attività 5 impianti di trattamento meccanico biologico, che hanno il compito di separare la componente organica e putrescibile dei RSU indifferenziati dalla frazione a ridotto contenuto organico, secondo un processo che vede quest’ultima interrata in discarica e quella putrescibile avviata a processi di biostabilizzazione e successivamente utilizzata come materiale di copertura. La restante frazione ad elevato contenuto organico, avviata a fermentazione in apposite sedi così da diminuire l’impatto odorigeno, la produzione di biogas e di percolati, viene trasformata in una sorta di terriccio (non adatto alle applicazioni in agricoltura), successivamente mescolato al terreno così da fungere da copertura dei rifiuti abbancati in discarica.
Mentre esistono diversi impianti che effettuano trattamento dei RAEE e che riescono a gestire una quota pari al 70 – 80% del totale prodotto, è da dire che, nella regione, mancano ad oggi impianti industriali in grado di trasformare i rifiuti da raccolta differenziata; a parte le operazioni di prima pulizia e cernita del rifiuto, il flusso della raccolta differenziata (plastica, multimateriale e vetro) viene conferito fuori regione, mentre la carta, data la presenza sul territorio regionale di diverse cartiere, è uno dei pochi rifiuti da raccolta differenziata recuperato “in casa”.
Allo stesso modo mancano nelle Marche impianti in grado di suddividere i diversi costituenti la raccolta differenziata in base alla materia di cui sono composti (polimero plastico, polimero vegetale, metalli, ecc.) al fine di completare, in un’ottica di economia circolare, percorsi di riciclo differenti in base alle caratteristiche chimico fisiche dei materiali conferiti (Tabella 3: quote gestite in impianti con sede nella regione e quote destinate fuori regione, suddivise per le maggiori frazioni merceologiche).
Le Marche si confermano infine come regione virtuosa sul fronte della raccolta differenziata (Tabella 4): a essere premiate da Legambiente Marche quali “Comuni Ricicloni” sono state infatti ben 138 amministrazioni, che si sono contraddistinte per il raggiungimento dell’obiettivo di legge del 65% di raccolta differenziata, con punte anche superiori all’87%.
In conclusione, la manifestazione ha decretato le Marche come una regione virtuosa nella gestione della raccolta differenziata, ma nello stesso tempo un territorio dove investire in un sistema impiantistico in grado di valorizzare “in situ” la raccolta differenziata prodotta diviene sempre più necessario, nell’ottica di creare economia circolare su scala regionale e nuove opportunità anche sul fronte della crescita economica.