Dopo l’Annuario dei dati ambientali della Toscana 2021, ARPAT ha pubblicato, a novembre, due nuovi rapporti.
Fitofarmaci
Il primo report, “Andamento della contaminazione da fitofarmaci nel territorio pistoiese” – 2020, fa seguito alle pubblicazioni degli anni scorsi sullo stesso tema:
Andamento della contaminazione da fitofarmaci nel territorio di Pistoia – 2018-2019
Andamento della contaminazione da fitofarmaci nel territorio di Pistoia – 2017
Andamento della contaminazione da fitofarmaci nel territorio della provincia di Pistoia – 2016
Nel rapporto si evidenziano i risultati del monitoraggio effettuato dall’Agenzia, nel 2020, sulle acque superficiali, sotterranee e destinate alla potabilizzazione per la ricerca dei fitofarmaci nel territorio di Pistoia.
I principi attivi ricercati sono stati oltre cento, tra questi anche l’erbicida Glifosate ed il suo prodotto di degradazione: l’Acido aminometilfosfonico (AMPA) la cui determinazione, onerosa e complessa dal punto di vista analitico, è stata limitata alle stazioni ritenute più significative in base all’analisi di pressioni ed impatti.
Per quanto riguarda le acquee superficiali, dove l’impatto dei fitofarmaci si mostra più evidente in certe corsi d’acqua del territorio pistoiese, la maggior parte dei superamenti degli standard di qualità ambientale (SQA), sia come Pesticidi Totali che come singolo principio attivo, è dovuta al diserbante Glifosate ed al suo metabolita AMPA che hanno raggiunto concentrazioni notevoli.
La piana vivaistica pistoiese e la Valdinievole, in particolare, risultano interessate dalla rilevante contaminazione di queste due molecole ed il contributo dell’acido aminometilfosfonico è generalmente preponderante rispetto al Glifosate.
L’osservazione dei trend del parametro Pesticidi Totali e delle concentrazioni medie di Glifosate e AMPA, riscontrati nelle acque superficiali, mostra una lieve, sebbene non generalizzata, tendenza verso una diminuzione della contaminazione. Il superamento degli Standard di Qualità continua, comunque, ad interessare un significativo gruppo di corpi idrici, per i quali sussiste un concreto rischio di non raggiungimento degli obiettivi di qualità previsti dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale.
Migliore, invece, il quadro riscontrato nelle acque sotterranee e in quelle destinate alla potabilizzazione.
I risultati delle analisi effettuate sulle acque sotterranee nel 2020 confermano quanto rilevato negli anni precedenti, cioè che non si sono verificati casi di superamento degli Standard di Qualità Ambientale e che la maggior parte dei campioni prelevati non presenta principi attivi con concentrazioni misurabili mentre per quanto riguarda le acque destinate alla potabilizzazione tutte le stazioni monitorate nel 2020 rientrano nella Classe A1, la migliore.
Controlli e ricerche nel complesso carsico del monte Corchia
La seconda pubblicazione dal titolo “Antro del Corchia – 1997-2017: 20 anni di monitoraggio e ricerche” illustra i risultati di 20 anni di monitoraggi, controlli e ricerche nel complesso carsico del monte Corchia sulle Alpi Apuane, denominato Antro del Corchia, al cui interno è stato allestito anche un percorso turistico.
Il lavoro inizia con l’inquadramento geologico del Complesso carsico, uno dei più estesi e profondi d’Europa e certamente fra i più studiati, infatti è stato oggetto di tesi e di studi nel corso degli anni, condotti da tre università toscane, dal CNR di Pisa e dall’Università di Newcastle in Australia. Prosegue con una serie di capitoli che inquadrano i principali filoni di monitoraggio e ricerca.
Nella parte iniziale della pubblicazione si specificano, in dettaglio, le motivazioni che hanno portato a dare avvio all’attività di monitoraggio ambientale da parte di ARPAT, si continua poi con un capitolo che descrive i fattori che possono alterare il sistema ipogeo e si prosegue analizzando la meteorologia ipogea, di notevole interesse ai fini del mantenimento degli equilibri, che consentono, all’interno dell’ambiente sotterraneo, lo sviluppo dei vari speleotemi (stalattiti, stalagmiti e altre concrezioni).
Successivamente si affrontata l’analisi del sistema idrico, con un monitoraggio sulla qualità chimica e microbiologica delle acque, con i possibili inquinamenti, sia in relazione alle pressioni esercitate dall’attività estrattiva sulla montagna, ma anche da fenomeni naturali (possibile alterazione microbiologica per presenza di fauna sulla montagna).
La pubblicazione è arricchita anche da uno studio sulla presenza del radon e uno studio sui ciottoli prodotti da antichi corsi d’acqua che da moltissimo tempo hanno abbandonato i livelli oggi percorribili del Complesso carsico.
Si conclude con un capitolo sull’analisi dei dati più recenti forniti in continuo dalla stazione ipogea di monitoraggio della qualità delle acque lungo il Torrente Vianello-Vidal, installata da ARPAT dal 2018 nell’ambito del Progetto Cave.