Il genere Ambrosia, tra cui in particolare l’Ambrosia artemisifolia, pianta erbacea alloctona dalle proprietà fortemente allergeniche, è una delle specie più pericolose per la salute umana nonché erba infestante per le nostre culture; infatti, è competitiva nei confronti delle colture sarchiate a sviluppo primaverile-estivo e predilige terreni coltivati a cereali. Esistono inoltre, popolazioni resistenti ad alcuni trattamenti (triazine) come accade in USA, Canada, Croazia e Serbia.
Nella settimana appena trascorsa, con l’Ambrosia locale non ancora in fioritura, è stata rilevata nelle Marche un’ondata di pollini di Ambrosia artemisifolia con comparsa di un picco molto elevato. Il fenomeno ha interessato tutte le stazioni presenti nella regione, in anticipo rispetto agli anni scorsi con inizio sin dal 22 agosto, ed è stato più intenso sulle stazioni costiere, soprattutto nella stazione di Fermo (*) – distante solo 7 chilometri dal mare Adriatico – che ha registrato il valore più alto delle 5 stazioni.
Questa particolare specie, originaria del Nord America, è presente solitamente nelle aree urbane e pressoché prive di vegetazione, in particolare nelle zone industriali attive e abbandonate, nei bordi stradali, sui marciapiedi e sulle sponde di fiumi, in tutti i luoghi molto assolati; essa costituisce un grave problema per la salute umana dal punto di vista allergologico per la rapida e massiccia dispersione del suo polline, che può diffondersi dalla pianura all’orizzonte montano.
Il fenomeno del trasporto a distanza di questo polline fino alle Marche non è il primo; si è già verificato negli scorsi anni a partire dal 2015 presentandosi in una o più ondate, sempre provenienti dall’area Danubiana. L’origine delle masse d’aria di quei giorni deriva dalla Pannonia Serbo – Ungherese, territori particolarmente infestati da Ambrosia.
Le elaborazioni delle traiettorie delle masse d’aria ottenute attraverso il modello di dispersione di particelle Hysplit della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), calcolate nelle 24 e 48 ore precedenti (Fig.1 e Fig.2 rispettivamente) il 22 agosto, giorno di registrazione del picco, sembrerebbero confermare l’ipotesi del trasporto di polline a lunga distanza da parte dei venti.
(*) I dati di monitoraggio relativi alla stazione di Fermo sono stati gentilmente forniti dalla Dott.ssa Maria Luisa Camplese.