La primavera è sinonimo di fioritura e di polline nell’aria. Ad aprile, secondo i dati di Arpa Veneto, la presenza di granuli pollinici è stata molto elevata, un vero e proprio “turbinio”. Ma la grande quantità di pollini è iniziata già alcuni mesi fa: a gennaio con il nocciolo e poi, nei mesi successivi, con le fioriture delle piante anemofile, cioè che diffondono il polline attraverso l’azione del vento.
L’alta quantità di pollini è legata anche alle condizioni meteorologiche favorevoli all’apertura delle antere (la parte del fiore con i granuli pollinici), quali poche piogge, temperature miti e leggera ventilazione. Inoltre, la varietà vegetazionale del Veneto, dovuta alla sua peculiare geografia con zone di pianura, litoranee e montane, ha contribuito a diversificare la quantità di polline rilevato nelle otto stazioni di campionamento aerobiologico di Arpa Veneto, presenti nei sette capoluoghi di provincia e a Feltre (Bl), in zona montana.
Un valido indicatore per quantificare il polline rilevato in un anno di campionamento è l’Indice pollinico annuale, cioè la somma delle concentrazioni giornaliere, espresse in granuli/mc aria (metricubi aria) dei granuli pollinici aerodispersi, monitorati in una stazione di campionamento.
Nel grafico sono riportati gli indici pollinici del 2020, 2021 e quello del 2022 al 24 aprile. Nel 2020 il valore dell’Indice pollinico è stato maggiore rispetto al 2021. Osservando però i dati parziali del 2022, si nota come la quantità di pollini presenti nell’aria sia considerevole già nei primi quattro mesi di quest’anno.
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