Negli ultimi anni nuove nidificazioni di Caretta Caretta sono state segnalate verso nord sulle coste italiane del Tirreno e dell’Adriatico, ciò dimostra che l’areale di nidificazione mediterraneo di questa tartaruga si è ampliato, molto probabilmente per i cambiamenti climatici in atto.
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Tali aree tuttavia sono caratterizzate da pressioni antropiche che possono influenzare l’uso dell’habitat costiero da parte delle specie marine. Le pressioni e modificazioni climatiche influiscono negativamente sulla schiusa delle uova favorendo la crescita di microrganismi che bloccano lo sviluppo embrionale riducendo così il numero di schiuse.
Tra i microrganismi dannosi, l’infezione fungina da parte del genere Fusarium è considerata una delle cause principali del declino globale delle popolazioni di tartarughe marine.
Nell’estate del 2021, il dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università agli Studi di Padova e l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, hanno monitorato due nidi di tartarughe marine rinvenuti lungo la costa dell’Adriatico settentrionale a Jesolo Lido (Venezia) e a Scano Boa (Rovigo).
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I due siti di nidificazione possono essere considerati i nidi più settentrionali del Mediterraneo mai monitorati e, molto probabilmente, anche a livello mondiale. ArpaVeneto ha dato il proprio contributo allo studio fornendo dati ambientali tra cui dati pluviometrici sia attuali che storici e dati granulometrici.
I risultati dello studio pubblicati nella rivista Nature dimostrano quanto le condizioni ambientali, direttamente e indirettamente, influiscano sulla schiusa.
I cambiamenti ambientali, le attività umane e gli agenti patogeni emergenti meritano la massima attenzione in termini di salute, ricerca e gestione della conservazione della biodiversità che panno necessariamente attraverso monitoraggi ambientali specifici.
L’articolo di Nature